Roma, 1° luglio – “Confapi è dalla parte del lavoro serio e rispettoso della persona. Considera la contrattazione collettiva, come costituzionalmente garantito, lo strumento principale per regolare il rapporto di lavoro tra imprese e lavoratori. Bisogna prestare la massima attenzione alla determinazione dell’importo del salario minimo, tenendo conto che oggi nei nostri contratti, oltre che alla diversificazione dei settori merceologici, sono previste molteplici componenti aggiuntive della paga base, quali anzianità, malattia, permessi, premi produzione nonché prestazioni di welfare”.
È la posizione espressa da Confapi nel corso dell’audizione presso la Commissione Lavoro della Camera sulle risoluzioni Rizzetto, Serracchiani, Segneri e Murelli concernenti l’istituzione della retribuzione minima oraria.
“Anche l’Ocse e Inapp sostengono che, senza dovuti accorgimenti, si rischia di sfasciare un intero sistema in un momento, per di più, di stallo economico” osserva Confapi.
“Tutti i contratti Confapi – prosegue la nota – hanno un costo medio che, considerate tutte le componenti, supera la soglia della paga oraria indicata nel Disegno di legge, ma ovviamente sono tagliati a misura dei bisogni e delle peculiarità delle Pmi. Come anticipato, la finalità della norma sul salario deve essere diretta a tutelare quei lavoratori non coperti dal contratto collettivo nazionale, risolvendo, per esempio, il problema degli esigui compensi per i lavoratori della Gig economy. In questo caso può essere usata la nozione onnicomprensiva di retribuzione utilizzata per il calcolo del Tfr. O, volendo risolvere alla radice il problema, si potrebbe quindi dare attuazione, con opportuni adattamenti, all’art. 39 della nostra Costituzione, introducendo il Ccnl “erga omnes”.
“Abbiamo più volte ribadito che siamo d’accordo sulla non proliferazione e la riduzione di contratti di lavoro, laddove stipulati da parti sociali non rappresentative – sottolinea Confapi – ma questo non deve essere il pretesto, così come avverrebbe se il disegno di legge rimanesse tale per creare un monopolio della rappresentanza e per escludere e non dare voce alla colonna portante del sistema produttivo rappresentata dalla piccola e media industria privata italiana. Confapi è stata la prima organizzazione datoriale a sottoscrivere l’accordo interconfederale sulla rappresentanza con Cgil, Cisl e Uil e, da oltre 70 anni stipula, esclusivamente con le principali organizzazioni sindacali, 13 contratti collettivi nazionali di lavoro nei più importanti settori produttivi. Ha costituito inoltre un solido sistema di 13 enti bilaterali che offrono servizi e prestazioni innovative capaci di supplire, in molti casi, alle carenze del welfare statale e che quindi ricoprono un ruolo importante di coesione sociale”.