Roma, 4 febbraio – “Siamo convinti che sia prioritario creare opportunità di lavoro soprattutto per i giovani, sostenere le imprese adeguando a criteri ancor più innovativi sia il sistema di welfare sia quello previdenziale, senza gravare ulteriormente la spesa pubblica”. È la posizione espressa questa mattina da Confapi nel corso dell’audizione presso la Commissione Lavoro del Senato in merito alla conversione in legge del decreto n° 4 del 28/1/19 dedicato a Reddito di Cittadinanza e Pensioni.
A rappresentare la Confederazione Italiana delle Pmi è stato il vice presidente nazionale Francesco Napoli.
“Sul reddito di cittadinanza, le associazioni datoriali come Confapi, per la loro storia e credibilità e radicamento nei territori, possono svolgere un ruolo di cerniera per agevolare l’incontro tra offerta e domanda di lavoro. A tal proposito, potremmo rafforzare il protocollo di collaborazione già avviato con ANPAL non solo per avvicinare il mondo della scuola ai nuovi fabbisogni del mondo dell’impresa, ma per creare percorsi virtuosi che portino i beneficiari ad un corretto inserimento nel mondo del lavoro.
“In merito ai percorsi formativi e di riqualificazione professionale che i beneficiari del reddito di cittadinanza dovranno sostenere, si parla di Enti di formazione accreditati. A nostro avviso – precisa Napoli – nell’attuare i percorsi formativi previsti per i beneficiari del reddito di cittadinanza vanno coinvolti i nostri Fondi interprofessionali, che possono giocare un ruolo importante vista la loro esperienza e flessibilità nel costruire percorsi formativi legati alle esigenze produttive di ogni singolo territorio.
“Confapi evidenzia che assumere un lavoratore che beneficia del reddito di cittadinanza comporta numerosi e scoraggianti vincoli per le imprese. Ci preoccupa anche la previsione che vincola il beneficio al rispetto del regime de minimis. Difatti, numerose piccole e medie imprese, che nell’ultimo periodo hanno investito per essere competitive, possano non poter utilizzare la misura poiché il limite triennale dei 200 mila euro è stretto. Su questo un aspetto occorre una riflessione più approfondita”.
“Per quanto riguarda “Quota 100” – sottolinea Francesco Napoli – da quanto apprendiamo dalle nostre industrie, laddove si libereranno posti di lavoro non sempre si determinerà un’automatica sostituzione, soprattutto nei casi di personale qualificato. Il nostro sistema previdenziale a ripartizione, per il quale i lavoratori attivi pagano con i loro contributi i pensionati, è garantito solo se al centro delle azioni politiche di oggi c’è lo sviluppo industriale, la competitività e il lavoro”.
“Anche in termini di welfare, complementare a quello statale, le associazioni come Confapi hanno dato e continuano a dare il loro contributo. Sono ben 13 enti bilaterali, costituiti con Cgil, Cisl e Uil e Federmanager che si occupano di formazione, di assistenza e sostegno al reddito, di previdenza complementare, sanità integrativa e anche di welfare attivo. Quindi – conclude Napoli – non solo enti che assicurano ai lavoratori di avere delle garanzie certe al momento della fuoriuscita dal mondo del lavoro, ma che offrono anche percorsi di riqualificazione professionale, di certificazione delle competenze, di assegnazione di borse di studio, favorendo così un rinserimento dei soggetti beneficiari sul mercato del lavoro”.