Roma, 1 marzo 2023. La bozza di legge sulla riforma delle guide turistiche presentata dal Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, contiene diversi punti positivi, al netto di alcune criticità. Tra gli aspetti condivisibili, oltre ad una corretta ed ampia definizione della professione che riconosce alla guida anche la funzione didattica e l'attività da remoto, c’è il principio di non impedimento dell'attività professionale e del libero e gratuito ingresso nei luoghi di visita aperti al pubblico, compresi quelli religiosi o appartenenti a privati.
Apprezzabili anche i requisiti di accesso all'esame di abilitazione tra i quali il possesso di una laurea triennale o magistrale e due lingue straniere di cui almeno una di livello C1, così come l’innalzamento del livello di deterrenza verso l'abusivismo con sanzioni che possono arrivare fino a 10mila euro per chi svolge abusivamente l'attività di guida turistica o per soggetti ed imprese che affidano i propri clienti agli abusivi.
Quello che invece non è condivisibile, nel testo proposto, è l'assenza di una specializzazione territoriale regionale, obbligatoria ai fini dell'abilitazione. Per il Presidente nazionale di Confapi Turismo e Cultura, Roberto Dal Cin, “una guida di base generalista senza identità e conoscenza territoriale rischia di rendere un servizio mediocre alle imprese turistiche ed agli utenti che se ne avvalgono, venendo meno così anche i principi comunitari della tutela del consumatore e della corretta illustrazione del patrimonio culturale”.
Secondo Confapi Turismo e Cultura, è criticabile anche la decisione di voler mantenere per l'esercizio della guida turistica l'ambito territoriale nazionale, come già previsto dalla 97/2013, e non quello regionale. Per Francesco Cecilia, componente del Direttivo nazionale Confapi Turismo “questa norma creerebbe una pericolosa sovrapposizione di competenze tra la guida e l'accompagnatore turistico arrecando danno reciproco alle due professioni regolamentate”.
Al fine di proporre una legge efficace e duratura, Confapi Turismo e Cultura auspica quindi che il legislatore risolva quanto prima le contraddizioni in seno al testo presentato e non proceda soltanto con il criterio di urgenza dettato dal PNRR che ha fissato la scadenza di questa riforma al 31 dicembre 2023.