Roma, 9 novembre - “Se il Regolamento UE su imballaggi e rifiuti di imballaggio venisse approvato nella sua attuale formulazione provocherebbe effetti pesantemente negativi sulle filiere produttive nazionali e sui consumatori oltre che opposti agli obiettivi di sostenibilità che dichiara di voler perseguire”. Lo dichiara il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, che ha partecipato a Bruxelles a un incontro con oltre quaranta europarlamentari italiani di tutti gli schieramenti politici per discutere sulle criticità della direttiva. L’incontro è avvenuto a seguito della lettera, inviata nei giorni scorsi, che Confapi ha siglato insieme a Coldiretti, Filiera Italia, Cia, Confapi, Ancc-Coop, Ancd-Conad, Legacoop, Legacoop Agroalimentare, Legacoop Produzione&, Servizi, Ue.Coop, Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila.
“La nuova proposta – spiega Camisa - mette in discussione il riciclo dove l’Italia è leader e non tiene conto di soluzioni più sostenibili come le bioplastiche totalmente biodegradabili. Si stravolge completamente la strategia finora utilizzata per la riduzione dei rifiuti di imballaggio passando dal principio del riciclo – che ha caratterizzato tale strategia negli ultimi anni – a quella del riuso. Il nostro Paese è diventato negli ultimi anni punto di riferimento globale nel materiale innovativo riciclabile ed ha già raggiunto in termini di riciclo obiettivi superiori alla stragrande maggioranza degli altri Paesi: il tasso di riciclo complessivo degli imballaggi in Italia ha raggiunto quota 73,3% nel 2021, superando l’obiettivo del 70% fissato per il 2030, collocando il nostro Paese al secondo posto in Europa per riciclo degli imballaggi pro-capite”.
Per il Presidente di Confapi “le nostre industrie negli ultimi anni hanno dimostrato grande resilienza e versatilità nel riconvertire le attività produttive nel riciclo e nel recupero del rifiuto post consumo. Non a caso nel 2023 abbiamo raggiunto quasi il 75% di imballaggi riciclati. Questo risultato supererebbe di cinque punti quel 70% che l’Unione Europea chiede ai suoi Stati membri entro il 2030. Un primato che va difeso. Con questo regolamento – conclude - si mettono a rischio circa 700mila aziende della filiera con ripercussioni devastanti su migliaia di posti di lavoro”.