Roma, 5 dicembre – “Il nuovo Nomenclatore tariffario approvato in Conferenza Stato-Regioni è un provvedimento iniquo”. Lo dichiara il Presidente di Confapi Salute, Michele Colaci.
“In particolare – spiega - sono opache, se non del tutto inesistenti, la motivazione e la individuazione della metodologia seguita e, ancor di più, il criterio scelto per determinare le tariffe massime. La rilevazione dei costi, attività preliminare e necessaria alla determinazione delle tariffe, è stata, infatti, effettuata utilizzando i dati degli anni 2015-2016. Tali presupposti, oltre ad essere incompleti ed anacronistici, in quanto riferiti a poche Regioni e a pochissime strutture accreditate, sono inadeguati a rappresentare la base-dati da utilizzare quale parametro per la definizione del nuovo Tariffario. I costi rilevati negli anni 2015-2016 hanno subìto una notevole impennata, soprattutto nell’anno 2020, a causa degli eventi verificatisi in ambito globale come la pandemia, il periodo post-pandemico e il conflitto in Ucraina”.
“Inoltre – aggiunge Colaci - il criterio scelto dal Ministero ha lasciato prevalere, in una indefinita media, i costi più bassi delle grandi aggregazioni presenti nella minoranza delle regioni italiane che, tuttavia, per la mole di lavoro svolto con sistemi automatizzati, hanno prevalso rispetto alle prestazioni rese nella maggioranza delle regioni italiane”.
Per Confapi Salute nel nuovo Nomenclatore sono presenti anche altre criticità: la mancata valutazione dell’aumento dei costi delle materie prime direttamente incidenti sul costo della prestazione; non aver tenuto conto degli oneri gravanti per il costo del personale, incrementati dall’applicazione dei nuovi contratti collettivi di categoria; la mancanza di una netta posizione riguardo ai costi da imporre anche a soggetti esterni al mondo privato accreditato dei laboratori di patologia clinica.
“Il tariffario – conclude Colaci - deve essere rivisto con decisione e lungimiranza senza dimenticare, tuttavia, che molti costi di gestione possono e devono essere attenuati dalla capacità fra le imprese di fare rete, accedendo collettivamente alle tante misure di sostegno previste in Europa”.