Aumentano gli imprenditori stranieri, a Padova come nel resto d’Italia. Parallelamente il numero degli imprenditori complessivamente presenti nel territorio scende ancora. Lo attesta la fotografia scattata da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi Padova: al 31 dicembre 2017 gli imprenditori (titolari, amministratori o soci) operanti nel territorio della provincia erano 137.111, 1.052 in meno rispetto ai 138.163 del 31 dicembre 2016, con una diminuzione dello 0,8%. Come se, ogni giorno dell’anno, se ne perdessero 3, o, se preferite, come se ne sparissero una ventina a settimana. Un calo che, dal 2009 in poi, non si è mai arrestato (nel 2008 le persone che ricoprivano cariche imprenditoriali erano 152.267, circa 15 mila più di oggi). Il quadro rispecchia quello nazionale perché, nello stesso arco temporale, gli imprenditori italiani sono scesi da 8,9 milioni a meno di 8,3 milioni. Allo stesso tempo si nota, però, come a crescere sia il numero di imprenditori extracomunitari, ormai da due anni ben sopra quota ottomila, con 8.181 persone, lo 0,6% in più rispetto agli 8.134 di dodici mesi prima, e degli stranieri (comunitari e non) in generale: sono 10.865, 136 in più (+1,3%) rispetto ai 10.729 del 2016.
Sviscerando i dati messi a disposizione dalla Camera di commercio di Padova si nota come sull’insieme pesi la riduzione degli imprenditori che si registra per costruzioni (-2,5%), manifatturiero (-1,4%), commercio-turismo (-1%) e in parte anche nell’agricoltura (-0,6%). Rimane invece di poco positiva la dinamica nei servizi alle imprese (+0,1% contro la parziale riduzione a livello regionale) e nei servizi destinati alle persone (+1,4%).
"Grazie al nostro centro studi - Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova - spiega monitoriamo questi dati con regolarità e il risultato che emerge è sempre lo stesso, tant’è che possiamo parlare di una vera e propria tendenza. Sono numeri di fronte ai quali non possiamo far finta di niente, anche perché non riguardano solo i settori in cui più facilmente si sarebbe portati a pensare a un aumento degli imprenditori stranieri, come il commercio e la ristorazione. A questo punto sono due le considerazioni che credo sia il caso di fare. La prima: lo abbiamo detto più volte, occorre provare a governare questo fenomeno cercando di favorire l’integrazione, perché è l’unico modello di sviluppo da seguire e un’opportunità per far crescere tutto il territorio. Alla base, occorre ribadirlo con forza, ci deve tuttavia essere un comune sostrato di regole e valori condivisi, che non lascino spazio a chi vuole inquinare il nostro tessuto economico. E arrivo alla seconda riflessione, soffermandomi su manifatturiero e costruzioni: i numeri confermano le impressioni che ha chiunque giri attraverso i cantieri del nostro territorio, e cioè che stanno sparendo gli imprenditori e la manodopera italiana. In altre parole, ci riferiamo a lavori che i “nostri” ragazzi non vogliono più svolgere e che, però, sono e rimarranno necessari. Il rischio è che si disperda quel patrimonio di professionalità che per tanti anni ha caratterizzato le nostre aziende".
Tornando ai dati relativi alle presenze straniere, va detto che in termini assoluti gli imprenditori cinesi risultano ancora la nazionalità prevalente (2.314 unità), con una crescita dello 0,3%. Tra le principali nazionalità, gli incrementi più significativi riguardano gli imprenditori romeni (seconda presenza per entità assoluta, con 1.580 unità) oltre agli imprenditori provenienti da Albania (592) e Moldavia (435).