“Le nostre Pmi rappresentano un modello industriale ed economico, oltre che culturale, che ha sempre saputo valorizzare l’eccellenza qualitativa dei propri prodotti. Non è quindi un mistero che l’Italia sia tra i primi Paesi Ocse per valore dell’export e che le nostre piccole industrie manifatturiere sappiano competere molto bene con Germania e Spagna”. Con queste parole il presidente Casasco ha sottolineato il valore delle imprese italiane durante il convegno “Wiki-Imprese, Export: gli strumenti a supporto delle imprese italiane”, organizzato da API Lecco in collaborazione con Confapi, Ministero dello Sviluppo Economico, Cassa Depositi e Prestiti e Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Durante il dibattito, a cui ha partecipato anche Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Stefano Buffagni, il presidente Casasco ha evidenziato come le Pmi italiane siano prime per export “nel tessile, nell’abbigliamento, nelle pelli-calzature e nei mobili; seconde nei prodotti a base di minerali non metalliferi, nei prodotti in metallo e nelle macchine e apparecchi meccanici; terze nei prodotti in gomma e plastica; quarte nei metalli, negli apparecchi elettrici e negli altri settori manifatturieri”.
“Questi dati – precisa Casasco – testimoniano la tenuta competitiva dell’export italiano in termini assoluti e anche una buona capacità, troppo spesso disconosciuta, di adattamento alle nuove sfide dei mercati mondiali”.
Tuttavia, sottolinea il presidente di Confapi, “l’Italia resta un Paese dal grande export, ma dalla bassa internazionalizzazione: se infatti, da una parte, siamo stati bravi a reggere l’onda della cristi, dall’altra parte continuiamo a pagare il prezzo di molte disfunzioni strutturali che connotano il sistema Italia anche nella sua esposizione all’estero”.
“Creatività, conoscenza, ammodernamento tecnologico dei sistemi produttivi, aggiornamento delle figure professionali hanno permesso alle nostre imprese di competere in mercati globali, ma dovremo scrollarci di dosso alcuni fardelli per preservare la competitività: il cuneo fiscale in Italia è 10 punti oltre la media europea e il tax burden totale di quasi 25 punti superiore. È evidente che questo divario ci penalizza notevolmente. Per non parlare poi del costo della burocrazia che pesa sulle casse delle Pmi circa 30 miliardi di euro ogni anno e frena lo sviluppo e gli investimenti”.
“Da ultimo – conclude Maurizio Casasco – le nostre Pmi soffrono di scarsa capitalizzazione e indebitamento e il tema dell’accesso al credito impone di ripensare a un mercato del credito alternativo al canale banche. In quest’ottica guardiamo con interesse al piano strategico di Cassa depositi e prestiti di diventare nel prossimo triennio partner di 60mila piccole e medie imprese. Da tempo combattiamo una battaglia per adeguare i tempi di pagamento, nelle transazioni tra privati, alle medie europee. Abbiamo quindi plaudito all’emendamento, inserito dal Mise, al Decreto Semplificazioni che prevede come iniqui per le PMI i tempi di pagamento che superano i sessanta giorni. È un primo passo per far entrare in azienda liquidità e quindi possibilità di reinvestimento in sviluppo”.