Secondo quanto dichiarato da Cecilia Malmstrom, Commissario UE per il Commercio, il laborioso e controverso accordo sul Ttip (Transatlantic Trade and Investement partnership) tra Usa e Europa potrebbe arrivare prima della fine del secondo e ultimo mandato del Presidente Obama. Vale a dire entro il 2016.
Come si sa, si tratta di un trattato commerciale, ancora in fase di negoziazione (i negoziati ufficiali sono iniziati nel 2013, dopo più di 10 anni di preparazione) rivolto ad abbattere le barriere doganali, commerciali e normative tra le due sponde dell’Atlantico. Le parti si avvalgono di squadre di esperti e di due negoziatori ufficiali: per l’Europa Ignazio Garcia Bercero, per gli USA Dan Mullaney.
Bastano pochi numeri per evidenziare che si tratta di un accordo storico: coinvolge i 50 stati USA e le 28 nazioni europee per un totale di 820 milioni di cittadini e il 45% del Pil mondiale, la somma dei PIL di UE e Stati Uniti.
Nonostante la segretezza che finora ha circondato le trattative e suscitato qualche critica, il trattato ruota attorno a tre principali aree di intervento : l’accesso al mercato (merci, servizi, investimenti e appalti pubblici); gli ostacoli non tariffari, le questioni di armonizzazione normativa.
Vista l’importanza del Ttip e le questioni coinvolte che spaziano da quelle di carattere normativo, legale, economico a quelle sul piano storico e persino etico, le opinioni e i pareri al riguardo sono stati e continuano ad essere, anche nel nostro Paese, spesso discordi.
Noi di Confapi guardiamo con interesse alle potenziali opportunità, ma siamo preoccupati, che in nome e per conto dei grandi colossi produttivi, non siano abbastanza tutelati gli interessi e le specificità delle PMI.
La riduzione delle barriere doganali e commerciali (attualmente attorno al 4%) favorirebbe l’abbassamento dei prezzi al consumo. Secondo le stime della Commissione UE, ci sarebbero sul piano economico, dopo 10 anni dall’entrata in vigore del trattato, 120 miliardi di euro di incremento. Per di più, secondo le considerazioni che la Malmstrom ha espresso nel corso della recente audizione al nostro Parlamento, un buon accordo potrebbe portare alla creazione di 30mila posti di lavoro in Italia e a 5,6 miliardi di euro di aumento di reddito complessivo per il Paese. Vale la pena di ricordare che, all’interno dell’Unione Europea, trentuno milioni di posti di lavoro dipendono dalle esportazioni, e, in particolare da noi, 430mila sono i posti che dipendono dall’export verso gli USA.
La rimozione degli ostacoli tariffari, ma soprattutto di quelli non tariffari, potrebbe di certo aiutare le piccole e medie imprese ad entrare nel mercato statunitense, attraverso una riduzione di costi superflui e dei ritardi amministrativi. Ma è ovvio che anche a livello normativo e regolatorio si dovrà tener conto del fattore “dimensione”: ciò che, anche in termini di controversie legali. può non preoccupare le grandi multinazionali può invece essere preclusivo e dannoso per le PMI. Bisognerà attrezzarsi, almeno a livello nazionale, con reti e network propulsivi in termini di penetrazione e “attacco” ai mercati USA, ma allo stesso tempo protettivi a fronte di un habitat economico che è completamente diverso da quello europeo e da quello italiano in particolare.
Il Ttip rafforzerebbe anche l’ interesse degli Stati Uniti verso l’Europa ( si tratta delle aree più sviluppate e tecnologicamente avanzate del pianeta) anche in chiave competitiva con la Cina che oggi gioca un ruolo condizionante sull’economia americana. Un secondo vantaggio potrebbe derivare dal dominio globale delle tecnologie informatiche e dei nuovi media, di cui oggi gli Usa dividono il primato con il nostro continente.
Non dovrebbero però essere trascurate le esigenze delle PMI nel settore della tutela della proprietà intellettuale e bisognerà trovare le giuste modalità per il loro accesso nel settore degli appalti pubblici.
Molte perplessità erano sorte riguardo all’ipotesi che il trattato potesse causare una “selvaggia” liberalizzazione dei servizi pubblici. La Commissaria Ue ha fugato dubbi, ribadendo che l’Europa li vuole proteggere e che il Ttip non potrà portare alla privatizzazione di servizi essenziali come acqua, istruzione e sanità che invece continueranno a rimanere soggetti alle decisioni e alle politiche perseguite dai singoli Paesi.
Altra considerazione, da noi di Confapi pienamente condivisa, è quella che i valori, le tradizioni, anche a livello imprenditoriale, del nostro Paese così come dell’Europa, non debbano essere svenduti e che debbano essere rispettate le peculiarità delle nostre piccole e medie aziende.
Non crediamo al “complottismo” delle multinazionali e dei grandi potentati economici e siamo aperti a crescita, innovazione e internazionalizzazione.
Ma le opportunità che si aprono devono essere ben commisurate sulle esigenze e i bisogni delle nostre imprese che continuano, seppur tra tante difficoltà, ad essere il cuore pulsante del Paese.