La Regione Piemonte ha avviato un bando che destina 15 milioni di euro alle imprese che per la prima volta intendano associarsi ai Poli di innovazione. “Qualsiasi misura che vada verso l’ampliamento della compagine di imprese che possano usufruire di strumenti di innovazione e ricerca – il commento del presidente di Api Torino, Corrado Alberto - è certamente da appoggiare e da sostenere. Ma probabilmente la scarsa adesione ai Poli di innovazione evidenziata dalla Regione Piemonte, mette in luce una sbagliata impostazione del metodo stesso con il quale i Poli sono stati creati. È un fatto che oggi i Poli di innovazione non rappresentino compiutamente il sistema produttivo piemontese”.
Per Api Torino rendere obbligatorio entrare in un Polo di innovazione per accedere a dei fondi, così come prevede la Regione, rappresenta solamente un requisito per la partecipazione al bando stesso ed è difficile che incoraggi realmente l’aggregazione delle imprese ai Poli di innovazione. “Siamo d’accordo sulla necessità di una partecipazione più ampia ai Poli da parte delle imprese piemontesi – precisa Alberto – Ma non nascondiamo qualche dubbio, invece, sul fatto che questa possa essere la strada giusta per raggiungere l’obiettivo. Più efficace sarebbe, forse, che fossero gli Enti Gestori a preoccuparsi del raggiungimento di obiettivi misurabili”.
La soluzione che Api Torino propone alla Regione è quella di correggere la scelta di affidare la gestione dei Poli a soggetti privati. “La non neutralità del soggetto gestore dei Poli – sostiene il presidente di Api Torino - diventa ancor più grave se si considera che questi sono di fatto l'unico strumento di supporto dei progetti di ricerca a disposizione delle Pmi. Se si vuole davvero rilanciare il sistema produttivo piemontese, occorre mettere mano al metodo con il quale le politiche industriali regionali vengono formulate e messe in atto. Non è possibile – conclude Alberto - non adottare metodi di gestione condivisi, ma affidarsi solamente ad una visione parziale della situazione economica e produttiva regionale”.