Si chiama “L’ITALIA, che non c’è!” ed è l’iniziativa per contrastare il falso “Made in Italy” lanciata da UnionAlimentari-Confapi, l’Unione nazionale della Piccola e Media Industria Alimentare. Obiettivo della campagna è quello di stimolare le autorità di controllo al contrasto dell’Italian Sounding. L’idea è di raccogliere le segnalazioni da parte di tutti i cittadini su pratiche sleali di comunicazione. Quindi, chiunque, che per qualsiasi ragione si trova in viaggio o a vivere per qualche tempo in Paesi esteri, può notare in commercio prodotti alimentari che richiamano l’italianità, ovvero che riportano indicazioni in parola, immagini o grafica che vi alludono, mentre non vi è poi alcun reale legame con il nostro paese. L’invito è proprio di segnalare questi casi e scrivere a falso@unionalimentari.com.
“L’impegno di UnionAlimentari – spiega il presidente Antonio Casalini - nel promuovere l’export delle imprese alimentari Italiane vuole spingersi anche alla tutela dell’immagine dei prodotti del nostro paese, quindi ove sia individuata una violazione delle pratiche leali del commercio provvederemo per quanto possibile a segnalarlo a tutte le autorità che possono intervenire, per contrastare comportamenti che danneggiano il nostro paese sia in termini economici che danneggiandone l’immagine. Chiaramente ci si riferisce a quei prodotti che possono indurre un consumatore, mediamente avveduto, a ritenere che l’alimento sia originario o proveniente dall’Italia, ingannandolo, così che possa essere condizionato nelle sue scelte economiche. L’iniziativa – prosegue Casalini – ha anche l’obiettivo di stimolare tutti noi ad una maggiore attenzione alle etichette dei prodotti che stiamo per acquistare”.
Chiunque può inviare a falso@unionalimentari.com, immagini dei prodotti alimentari che richiamano falsamente l’Italia, con l’accortezza di fotografare ogni lato della confezione in modo che le indicazioni siano leggibili, fornendo anche informazioni del punto vendita e del luogo ove è stata scattata la foto. Sarà poi UnionAlimentari, svolgendo preliminarmente una verifica legale sulla documentazione oggetto di segnalazione a valutare se procedere, e quindi individuare l’autorità che possa avere competenza per contrastare l’ingannevolezza del messaggio riportato sul prodotto.