Materiali di ultima generazione, tecnologie mediche all’avanguardia, digital innovation e cybersicurezza in primo piano. L’industria biomedicale italiana si è messa in vetrina dandosi appuntamento alla Fiera di Verona per la prima edizione di Innovabiomed. Protagonista un settore ad alto tasso di innovazione, con un mercato nazionale di 11 miliardi di euro, 4,9 miliardi di export, più di 3.880 imprese e 76 mila addetti.
All’evento ha preso parte attivamente anche Confapi Sanità, che raccoglie imprese produttrici di dispositivi medicali, centri di riabilitazione e fisioterapia, laboratori di analisi e diagnostica per immagini, aziende ortopediche e sanitarie, poliambulatori e aziende che si occupano di servizi complementari, attraverso il workshop “PMI e Innovazione: industria e sanità nell’Italia di domani”. Attraverso casi di studio e testimonianze provenienti dal mondo imprenditoriale biomedicale e sanitario sono stati affrontati problemi e prospettive di sviluppo relative alla salute, all’economia e al lavoro per l’Italia di domani ponendo anche l’attenzione alle risorse e alle possibilità proposte alle imprese di oggi.
A chiudere i lavori il presidente, Maurizio Casasco, nell’occasione affiancato da Massimo Pulin, presidente di Confapi Sanità Veneto, e da Candida Tucci, presidente di Confapi Sanità Calabria. "Non so - ha detto Casasco - se vi è mai capitato di entrare in una scuola superiore o in un’università e chiedere ai ragazzi: qualcuno di vuoi vuole avviare una propria impresa? Vi assicuro che le mani che si alzano in genere sono poche. Succede perché in Italia paghiamo un retaggio culturale che si trascina da cinquant’anni e che associa l’industria all’inquinamento o all’idea di fare soldi per fare soldi, magari evadendo le tasse. E invece, anche senza citare la Silicon Valley, all’estero non è così, perché l’impresa è vista come ciò che fa ricerca, anche nel campo medico e biologico, migliorando la qualità della vita di tutti. Ma l’innovazione passa anche dal rapporto tra industria e università, dalla creazione di misure fiscali che favoriscano questo tipo di attività e da una commistione che mette assieme felicemente diversi ambiti di sperimentazione. Proprio all’interno del workshop organizzato da Confapi Sanità abbiamo visto come innovazioni introdotte in campo aerospaziale o sportivo, una volta trasportate nel settore medico, abbiano permesso di compiere passi avanti importanti. Oggi si parla solamente di 4.0, dell’innovazione dei processi. Aspetto fondamentale, ma è altrettanto fondamentale che si pensi all’innovazione dei prodotti e quindi, di conseguenza, ai loro brevetti. Un’innovazione nei prodotti che, però, deve tenere presente le peculiarità della piccola e media industria privata italiana, che va difesa nella sua genialità come se fosse un patrimonio dell’Unesco, ed evitando l’omologazione al mondo anglosassone. Se non succederà - ha concluso il presidente di Confapi - l’Italia è destinata a soccombere".
L’incontro ha visto gli interventi di Enrico Venturato di Med srl (sul tema “Tecnologia e sanità, l’evoluzione della struttura mobile”), Massimo Marcon di Iacer srl (“Evoluzione del mercato medicale: innovare per crescere”), Cesare Mangone di Progetti srl (“Innovazione? Creare soluzioni per salvare una vita”), Gianni Battaglin di Trya srl (“Biometria per il biomedicale 4.0”) e Giorgia Sartorato di Orthomedica srl (“La protesica dell’arto inferiore, nuove frontiere”). A moderare i lavori Alberto Nicolini (distrettobiomedicale.it).