Confapi scrive a Conte: molti esercizi a rischio. La proposta di una ripertura “in sicurezza” con interventi di sostegno su fisco e credito
Il piano di piccole e medie imprese
«Paghiamo noi i test sui lavoratori»
L'obiettivo
Le aziende vogliono riprendere a produrre con chi è guarito o non è stato contagiato
Il fermo
Casasco, presidente dell'associazione: il fermo prolungato non è sostenibile
MILANO Ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al premier Giuseppe Conte. Per dire che tante imprese italiane sono pronte a ripartire e a pagare il test rapido di valutazione degli anticorpi al coronavirus ai propri dipendenti, per garantire l'economia e la salute. Lui è Maurizio Casasco, presidente di Confapi, la confederazione della piccola e media industria privata, vale a dire il fulcro dell'economia italiana ma anche una delle parti più esposte alla crisi. Questa non è solo la lettera di un industriale, ma anche quella di un medico. Lombardo. Perché Casasco ammInistratore delegato di un'azienda della diagnostica strumentale è laureato in Medicina e specializzato in Medicina dello sport. Nato in provincia di Pavia, è bresciano d'adozione, bresciano come l'azienda che guida. Insomma, nel suo curriculum c'è tutto per guardare e da vicino l'emergenza sanitaria e la crisi economica. «Il sistema Paese ha scritto Casasco a Conte non può più reggere in condizioni di fermo produttivo prolungato pressoché totale. Occorre prendere coscienza che la geometria e l'intensità della crisi in atto assumono forma e profondità che possono mettere a rischio la stessa esistenza del sistema economico nazionale e specialmente quello della piccola e media industria privata». Ma come si può salvare e risollevare l'economia e quindi l'occupazione e gli introiti fiscali che garantiscono i servizi pubblici senza pregiudicare i sacrifici fondamentali fatti per garantire la salute pubblica e il contenimento del virus? «È chiaro spiega l'amministratore delegato e medico alla nostra categoria di imprese e a noi piccoli e medi industriali che non si potrà che ripartire nelle condizioni di massima sicurezza e incolumità pubblica, allorquando le fabbriche e le sedi delle nostre imprese saranno "il posto più sicuro" dove stare». Da qui il passo alla proposta sui test degli anticorpi è breve: «una politica di censimento degli infetti Covid-19» attraverso «appropriati test a rapida risposta» e «la richiamata a funzioni attive di tutti coloro che saranno risultati negativi o già immuni per via del superamento del virus». «Le piccole e medie industrie private italiane, che Confapi rappresenta, sono pronte assicura Casasco a far fronte ai costi per censire i propri dipendenti e seguire i suggerimenti delle Autorità in merito alla sanificazione e sicurezza dei luoghi di lavoro e l'attribuzione di codici di priorità per il ritorno alla vita produttiva». Secondo la proposta dei piccoli industriali, i test potrebbero essere autorizzati per un acquisto rapido e senza burocrazia, «con il rispetto dei requisiti tecnici preconcordati, a cura e spese delle imprese private che con rapidità potrebbero cosi censire la propria forza lavorativa e ritornare alla vita produttiva». Un tema su cui «l'accordo dei sindacati è fondamentale». La Confapi va anche oltre, suggerendo diverse iniziative di politica economica per accompagnare l'auspicata ripresa, come delle «misure di fiscalità amichevole nei confronti delle risorse investite o, nei limiti del possibile, linee di credito facilitate per il mantenimento delle attività di investimenti già programmati». E ancora: «rendere possibile il riassorbimento di chi perderà l'occupazione a tempo determinato a breve» e «procedere alla defiscalizzazione degli oneri sociali nei limiti della capienza del bilancio dello Stato».
L'obiettivo
Le aziende vogliono riprendere a produrre con chi è guarito o non è stato contagiato
Il fermo
Casasco, presidente dell'associazione: il fermo prolungato non è sostenibile