L'intervista
di Rita Querzè

«Servono 4 riforme chiave per dimostrare a Ue e Bce che l'Italia fa sul serio»
Casasco (Confapi): passare subito alla fase operativa

Come vede gli Stati generali dell'economia? Servono a qualcosa?

«Sono utili soprattutto per dimostrare a Ue e Bce che l'Italia fa sul serio e vuole davvero utilizzare il Recouery fund per riforme strutturali risponde Maurizio Casasco, presidente di Confapi, la confederazione della piccola e media industria privata -. Credo anche che sia positivo il riconoscimento implicito del ruolo delle parti sociali. Ma il cerchio si deve chiudere. Palazzo Chigi deve passare al più presto dalla fase consultiva a quella operativa».

Cosa intende per «fase operativa?»

Il governo metta nero su bianco un piano delle riforme che vuole attuare con i fondi Ue. Poi lo condivida e ci chiami per dare un contributo alla messa a punto delle misure».

I fondi Ue non sono infiniti. Non si potrà accontentare tutti.

«Ne sono ben consapevole. Tutti siamo chiamati a dimostrare grande senso di responsabilità. Anche i sindacati, con i quali vista la difficoltà del momento, è fondamentale costruire un rapporto di condivisione. Mi aspetto che il governo scelga tre o quattro riforme su cui puntare. L'importante è che, una volta spesi, questi soldi ci lascino in eredità un Paese più moderno e competitivo. E nello stesso tempo aumenti il livello di fiducia sia delle imprese che dei consumatori. Il patrimonio privato degli italiani ammonta a 1.400 miliardi. Se aumenta la fiducia, parte di questi soldi si trasformeranno in investimenti e consumi».

Quale sarebbe un tempo ragionevole per passare alla fase B, quella del confronto sulle misure?

«Non c'è spazio per i rinvii. Diciamo entro fine mese».

Come Confapi quando sarete sentiti?

«Abbiamo ricevuto la convocazione per mercoledì».

Diceva che il governo deve scegliere le riforme su cui puntare. Proposte?

«Primo: completare l'infrastruttura digitale, banda larga e 5G. E per il 5G bisogna guardare più a Washington che a Pechino per quanto riguarda i partner, i nostri dati vanno protetti. Secondo: investire sui settori ad alto moltiplicatore di sviluppo. E quindi la filiera dell'automotive e le infrastrutture, intervenendo con piccoli appalti che facciano lavorare le nostre imprese. Terzo: scuola e ricerca, favorendo l'innovazione di prodotto, i brevetti e la ricerca integrata con la piccola e media industria. Quarto: politiche per la crescita demografica. Le italiane hanno il primo figlio cinque anni più tardi delle francesi. Infine i giovani».

Aiutare i giovani vuole dire prima di tutto tenere sotto controllo il debito. Che invece aumenterà.

«Per questo andrebbe creato un ministero del Futuro affidato a un giovane di qualità, di 30, 35 anni massimo. Dovrebbe vagliare le misure che vengono prese in un'ottica di sostenibilità per i giovani».

Da oggi le imprese, possono chiedere i contributi a fondo perduto.

«Una buona notizia. Ma chiamarlo fondo perduto è improprio. Si tratta di un investimento sulla crescita».