INTERVISTA DI MAURIZIO CASASCO AD ADNKRONOS
2 dicembre
In Italia come in Europa, dopo la pandemia "sono le piccole e medie imprese quelle che sono in grado di trasformare le idee creative in modelli di business di successo, nel più breve tempo possibile. Come abbiamo già fatto dal 2008 al 2013, durante e dopo la crisi finanziaria. È grazie alle Pmi che siamo riusciti a mantenere i livelli occupazionali e a creare nuovo lavoro. Dal 2015, l'80% di nuovi posti di lavoro in Europa sono stati creati dalle Pmi e non dalla grande industria. Non dimentichiamo che sono sempre loro a generare ben più della metà del PIL europeo.” Lo sottolinea in un’intervista all’Adnkronos Maurizio Casasco, presidente di Confapi (Confederazione delle Piccole e Medie Industrie Private Italiane) lamentando tuttavia la necessità “ora più che mai di misure integrate e strategiche, di condizioni chiare, di supporti rapidi e impegni per la definizione di nuove opportunità".
Per Casasco, che – in qualità di Primo Vicepresidente Europeo e speaker –dopo la recente scomparsa del Presidente Ohoven guida anche la confederazione europea delle Pmi (Ceapme) "l'Europa, ma anche i singoli Paesi, devono cambiare il loro approccio. Dobbiamo agire come se fosse ‘ora o mai più’. È una chance da non perdere, sia come Italia sia come Europa e la crisi pandemica ha messo ancora di più in luce la necessità di politiche economiche ed industriali coordinate a livello europeo.”
“Abbiamo bisogno di regole chiare da parte della Commissione così da rendere i fondi del ReactEu disponibili per le Pmi in modo rapido, diretto e semplice. Usando gli strumenti digitali, sarebbe già possibile: pochi clic, un solo modulo e un solo documento firmato online dovrebbero essere sufficienti per richiedere finanziamenti diretti". E' la richiesta formulata a Bruxelles, in un’intervista all’Adnkronos, da Maurizio Casasco, presidente di Confapi (Confederazione delle Piccole e Medie Industrie Private Italiane) che auspica la definizione di "poche indicazioni, semplici, che la Commissione dovrebbe dare agli Stati. Niente intermediari, niente camere di commercio, niente consulenti da pagare. Accetteremo anche importi bassi per progetti di digitalizzazione e di economia sostenibile, ma con modalità veloci, facili e dirette. Questo rappresenterebbe davvero un nuovo approccio".
Casasco che – in qualità di Primo Vicepresidente Europeo e speaker, dopo la recente scomparsa del Presidente Ohoven, guida anche la confederazione europea delle Pmi (Ceapme) - denuncia il fatto che "le regole nei vari Paesi cambiano ogni settimana senza una logica e un’azione comune. Il sostegno finanziario promesso impiega troppo tempo per arrivare, troppe aziende sane stanno fallendo e nessuno parla di nuove opportunità verso nuovi prodotti e mercati o di misure per stimolare nuovi investimenti".
Questa richiesta, aggiunge, "è qualcosa che ho fatto presente nei giorni scorsi sia al vicepresidente della Commissione Dombrovskis sia alla commissaria per le Riforme Ferreira, che ho incontrato insieme al board di Cea-Pme, la Confederazione europea delle Pmi che raccoglie 24 associazioni, più di 2milioni di imprese e 16 milioni di lavoratori. Insomma il cuore del sistema produttivo continentale.”
La nuova classificazione delle controparti inadempienti è "un bel problema per i privati e le Pmi". Lo ammette in un'intervista all'Adnkronos Maurizio Casasco, presidente di Confapi (Confederazione delle Piccole e Medie Industrie Private Italiane) ricordando che "il default riguarderà non solo la singola azienda, ma potrà propagarsi a tutte le controllate o collegate. Per ritornare in bonis, all’azienda occorreranno 90 giorni consecutivi a partire dal giorno in cui è sanata la inadempienza, altrimenti permane il default e teoricamente riparte il conteggio. Il risultato potrebbe essere devastante nel rapporto tra banche e imprese.”
Su questo - spiega - "ho manifestato, credo tra i primi, le mie preoccupazioni al riguardo al Presidente Conte che si è subito attivato. Ne ho parlato con Dombrovskis e Ferreira, così come ho aperto questa discussione nel gruppo di lavoro delle ‘datoriali’ all’interno del Cese, il Comitato economico e sociale europeo, di cui faccio parte".
Tuttavia, lamenta Casasco, che – in qualità di Primo Vicepresidente Europeo e speaker – dopo la recente scomparsa del Presidente Ohoven guida anche la confederazione europea delle Pmi (Ceapme), "i tempi di risposta delle istituzioni europee però non sono così veloci come quelli delle imprese. Sono convinto sia necessario un intervento più vincolante sui singoli Stati, soprattutto sui comportamenti degli Istituti di credito all’interno di percorsi a volte molto rigidi e propri del singolo Paese". "Le banche - ricorda - sono ancora restie a concedere prestiti d'emergenza alle aziende più piccole, stanno applicando tassi d'interesse scandalosi e richiedono garanzie supplementari, nonostante abbiano già accesso a garanzie della Bei che consentono una copertura totale del rischio.”
“Le Pmi hanno bisogno di finanziamenti a fondo perduto – importi fissi, senza cofinanziamento, ma per un numero significativo di aziende, gestiti direttamente dalla Commissione Europea per evitare ritardi". Lo sottolinea in un’intervista all’Adnkronos Maurizio Casasco, presidente di Confapi (Confederazione delle Piccole e Medie Industrie Private Italiane) che – in qualità di Primo Vicepresidente Europeo e speaker –dopo la recente scomparsa del Presidente Ohoven guida anche la confederazione europea delle Pmi (Cea-Pme). "Le piccole e medie industrie europee di Cea-Pme lo avevano chiesto già a maggio - ricorda - in un documento inviato alla presidente della Commissione von der Leyen. All’epoca avevamo anche quantificato le dimensioni degli interventi necessari, chiedendo di impegnare almeno 50 miliardi del Recovery. Non vogliamo artifici contabili o autorizzazioni a varare interventi straordinari per crisi strutturali pregresse. Vogliamo tornare a investire nelle nostre aziende per creare lavoro, per valorizzare i nostri territori.”
Osservando come "abbiamo di fronte una grandissima opportunità da cogliere subito, quella dell’innovazione tecnologica. Non si tratta solo di migliorare i nostri processi produttivi, ma anche di arrivare a nuovi prodotti, di innovare le relazioni con i nostri fornitori, clienti e tutti i soggetti che fanno parte delle filiere" Casasco spiega come "dobbiamo fare un salto di dimensioni europee su questo terreno. Allo stesso modo abbiamo bisogno di nuovi approcci nelle dinamiche regolatorie del commercio internazionale".
E ricordando l'impegno "per chi e con chi, tra malattie e morti, tra crisi di liquidità e interruzione forzata dell’attività, è stato capace di rimboccarsi le maniche e continuare a pensare al domani" Casasco conclude chiedendo "alla politica e alle istituzioni solo di pensare ad un futuro migliore del presente con lo stesso spirito imprenditoriale con il quale conduciamo le nostre aziende.”