«Più vicini agli associati garantendo trasparenza e risposte rapide»
«Diminuirà l'esposizione sul mercato immobiliare, economia reale al primo posto»
Il mio Enasarco? È quello degli agenti di commercio. Delle partite Iva che fanno settantamila chilometri all'anno in macchina, con pioggia, nebbia o neve, che servono il cliente dal più remoto paese del Nord fino a quello più sperduto del Sud. È una categoria di quasi 250mila persone che, senza essere sotto i riflettori, movimenta il 70% del prodotto interno lordo del nostro Paese grazie alle vendite che permettono lo sviluppo delle imprese, il benessere dei dipendenti e dei dirigenti delle aziende che rappresenta, e quindi di una parte rilevante della società italiana». Antonello Marzolla, 59 anni, torinese, da tre settimane è il nuovo presidente di Enasarco, l'ente nazionale di assistenza degli agenti e dei rappresentanti di commercio, il terzo ente previdenziale italiano con 244mila iscritti, oltre un milione di prestazioni, 130 mila pensionati e un attivo patrimoniale di oltre 7 miliardi e 840 milioni di euro, che vede 17 mila unità immobiliari residenziali, concentrate tra Roma e Milano. (segue)
Arriva alla guida di Enasarco dopo un periodo difficile, che ha visto l'ente al centro di vicende ancora da chiarire, talvolta associato ad affari poco chiari.
«Non è , lo dico con forza, l'Enasarco opaco degli affari in Vaticano, San Marino, Principato di Monaco o altri paradisi, fiscali e non... Purtroppo è capitato in passato che vi fosse una certa permeabilità a certi affari, ma ormai sono alle nostre spalle».
La campagna elettorale è stata lunga e contrastata, ha creato spaccature nella categoria?
«Sono un uomo di montagna abituato ad andare in salita, le sfide dunque mi stimolano. Ma sono ancora più motivato se la squadra aumenta di numero e si troverà quella naturale composizione che deve avere un ente del livello di Enasarco per assicurare collegialità e non lasciare nessuno in panchina. Quindi, per me un secondo dopo la fine del confronto elettorale è iniziata la stagione della condivisione per scrivere tutti insieme la nuova fase nel segno dei nostri iscritti e assistiti, gli agenti, e nell'interesse del Paese attraverso i nostri investimenti»
Avete promesso una svolta...
«Abbiamo una squadra forte e compatta, composta dai sindacati degli agenti Fnaarc e Usarci, da Cgil, Cisl, Uil e Ugl e da Confindustria, Confcommercio, Confapi, Confcooperative e Cna. Con i vicepresidenti Leonardo Catarci ed Emanuele Orsini abbiamo le stesse idee e la stessa voglia di segnare la svolta, sappiamo bene che gli agenti sono il core business di Enasarco e che il benessere - parola che uso spesso perchè ai sacrifici deve corrispondere un ritorno economico per le proprie famiglie e la società - dei nostri iscritti si compenetra con quello delle imprese che essi rappresentano: senza imprese da una parte e senza clienti dall'altra non ci sono agenti di commercio. Per questo abbiamo messo insieme tutti gli attori del nostro mondo, per avere la forza di ricordare alle istituzioni, alla politica e a chi governa che questa categoria è stata troppo a lungo dimenticata».
Quali sono le richieste imprescindibili agli interlocutori pubblici?
«Due temi concreti e chiari, innanzitutto: un intervento reale come la detraibilità totale dell'auto, strumento fondamentale e indispensabile per la produzione del reddito dell'agente, e la doppia patente professionale, quella che hanno tutti coloro che lavorano nella mobilità meno, guarda caso, proprio gli agenti di commercio. E poi un lavoro più strategico: dobbiamo affrontare la questione del commercio elettronico, che la pandemia stessa ha aiutato a crescere. Non posso chiedere i contributi ad Amazon, ma a chi intermedia il negozio con il colosso di Bezos o con Alibaba sì: la legge prevede che ci sia un contratto di agenzia per chi è attivo nella promozione di prodotti e nella conclusione di contratti di vendita e dobbiamo fare in modo che essa venga applicata anche all'e-commerce. Si tratta di uno snodo importante non solo per seguire lo sviluppo del commercio moderno ma anche per ampliare la nostra platea di iscritti».
E cosa intende fare all'interno, sul fronte dei servizi agli associati?
«Dobbiamo annullare le distanze tra i nostri associati e le nostre strutture di servizio, con un grande sforzo in termini di semplificazione, trasparenza e risposte in tempi brevi in modo che l'agente possa avere in ogni momento sotto mano la propria situazione contributiva e pensionistica e l'entità del suo Firr, il trattamento di fine rapporto. In questo momento delicatissimo per l'economia del Paese, tra chiusure imposte dal virus, limitazioni alla mobilità e gravi difficoltà del commercio dobbiamo poterne anticipare una parte, nei limiti delle risorse che possiamo mobilitare, per venire incontro a chi, non per sua colpa ma per ragioni oggettive, non ha potuto lavorare come al solito e ha bisogno di sostegno. Allo stesso modo dobbiamo utilizzare il fondo di assistenza».
E a più lungo termine?
«Dobbiamo assicurare le pensioni, ogni mese, dando la sicurezza che anche le nuove generazioni le riceveranno, non a caso siamo un ente che può pagare le pensioni per cinque anni consecutivi senza incassare contributi e ha un bilancio prospettico a 5o anni in utile. E dobbiamo farlo insieme ad una soglia adeguata di servizio sociale e di welfare che Enasarco può e deve assicurare. Con la mia squadra lavoro ad un ente amico, semplice, diretto ed efficace».
Cambierete le scelte di investimento del patrimonio o continuerete a privilegiare il settore immobiliare?
«Sono convinto che l’Enasarco degli agenti non possa che rivolgere la sua attenzione all'economia reale, alle imprese che funzionano e che vanno aiutate a crescere, in una politica coerente con gli interessi del Paese. Questo significa anche diminuire l'esposizione nell'immobiliare, oggi troppo alta rispetto agli altri investimenti, e comunque agire attraverso investitori professionali ad alto rating certificato. E avviare contatti con le Università per progetti di alto valore».
Dunque basta con affari dubbi e investimenti a dir poco opachi?
«Non mi farebbe questa domanda se sapesse che gli agenti di commercio sono imprenditori abituati ad alzarsi presto tutte le mattine e che hanno sempre in mente un vecchio motto: "La vendita è come la barba, se non la fai tutti i giorni diventi un barbone". Sono l'asset immateriale di maggior valore per un'azienda, il loro mestiere è vendere ed essere vicini alla clientela, non altro. E l'Enasarco mio e della mia squadra è l’Enasarco degli agenti».