Tutele per precari e autonomi - Così cambieranno i sussidi
I nuovi strumenti copriranno anche i lavoratori e le imprese finora esclusi dalla cassa integrazione Ipotesi di aumento fino a 1.200 euro per il sostegno al reddito. Naspi, salta l'obbligo dei 30 giorni
Ieri l'incontro con Confindustria, entro questa settimana di nuovo i sindacati, entro la fine del mese «un impianto definito» della riforma, l'entrata in vigore con la prossima legge di Bilancio. E la tabella di marcia della riforma degli ammortizzatori sociali, che il ministro del Lavoro Andrea Orlando definisce «all'ultimo miglio» e che, spiega alla Festa dell'Unità a Roma, ha «l'ambizione di dare gli ammortizzatori a tutti i lavoratori a prescindere dalle dimensioni dell' impresa nella qua[1]e lavorano e a prescindere dal titolo contrattuale, quindi anche a precari, discontinui, stagionali». E quindi con l'inclusione anche delle imprese fino a 5 dipendenti. Le Pmi non si tirano indietro: «E’ necessario arrivare a un unico ammortizzatore sociale su base universale che sia finanziato attraverso una contribuzione unificata da parte di tutti i settori», dice il presidente di Confapi Maurizio Casasco, che ritiene prioritario che nei programmi di politiche attive per i lavoratori in Cig o disoccupati vengano coinvolte le organizzazioni territoriali e d'impresa.
Le novità in cantiere
Non c'è ancora un testo, ma stanno prendendo forma alcune ipotesi. Si parla di un aumento del massimale dei trattamenti di integrazione salariale, che passerebbe per tutti a quasi 1.200 euro. Il contratto di espansione verrebbe esteso a tutte le imprese che occupano più di 50 dipendenti e prorogato al 2026. La Cassa Integrazione per gli operai agricoli verrebbe estesa anche ai lavoratori dipendenti imbarcati sulle navi per la pesca marittima. Sono previste poi misure a sostegno dei lavoratori discontinui e precari, con un collegamento con le politiche attive.
Naspi e altri sostegni
Per la Naspi, l'indennità di disoccupazione, salterebbe il requisito delle 30 giornate di effettivo lavoro negli ultimi 12 mesi, mentre rimarrebbe quello delle 13 settimane negli ultimi quattro anni, e la progressiva riduzione dell'assegno partirebbe dal sesto mese e non più dal quarto. Passerebbe dagli attuali 6 mesi a un anno la durata della Dis-Coll, l'indennità di disoccupazione a sostegno dei collaboratori, con un décalage dal sesto mese. E ci sarebbero maggiori contributi e facilitazioni per i lavoratori che si costituiscono in cooperativa e acquisiscono l'impresa per la quale lavorano, per evitare che chiuda. Il nodo autonomi Obiettivo di Orlando è quello di estendere le tutele anche agli autonomi. E’ prevista l'estensione del programma GOL (che punta a inserire nel mercato del lavoro disoccupati e percettori del reddito di cittadinanza) anche a chi chiude la partita Iva e si prevedono accordi con gli Ordini professionali per promuovere le transizioni. Ma «è difficile individuare un ammortizzatore sociale universale per gli iscritti alle Casse», osserva Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. «Ogni Cassa dovrebbe essere in grado di provvedere in autonomia, a seconda delle disponibilità - prosegue - e anche con le proprie risorse, a condizione però che si elimini la doppia tassazione».
Il nodo risorse
«Sono proposte che vanno nella giusta direzione, verso l'inclusività, ma aspettiamo il quadro definitivo con le risorse a disposizione», dice Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil. Le risorse sono il punto strategico della riforma: si parla di un costo di 6-7 miliardi. «Si tratta di strumenti assicurativi - ha precisato Orlando - che non gravano sulla fiscalità generale se non all' inizio». E’ in corso dunque una trattativa sia con le parti sociali che all'interno del governo. «Auspichiamo una fase di confronto più approfondito», osserva il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, chiedendo di «definire meglio le tutele in costanza di rapporto e di migliorare la durata della Naspi». E precisando però che «è chiaro che tutto resta condizionato alle possibilità di finanziamento: in una fase transitoria è indispensabile un cospicuo contributo dalla fiscalità generale, mentre a regime si dovranno stabilire aliquote di finanziamento di equilibrio che consentano al sistema di assicurare certezza e continuità delle prestazioni senza appesantire eccessivamente il costo del lavoro».