Intervista a Maurizio Casasco
 
 

Casasco (Pmi di Confapi): "Preoccupati per le materie prime"
 
 
Presidente, oggi il dibattito politico è monopolizzato dal Green Pass e...
 
«...Guardi, le dico subito che il Green Pass da solo non è sufficiente, la pandemia ci ha insegnato che salute ed economia viaggiano di pari passo e quindi se non si garantisce la sicurezza a tutti i lavoratori non avremo mai una vera ripresa. Insomma, come già proposto, dobbiamo avere il coraggio di essere i primi a partire con la vaccinazione obbligatoria». Maurizio Casasco oltre ad essere il presidente di Confapi, e della Confederazione europea delle Pmi, è anche un medico, e muove tutto il suo ragionamento dal parallelismo tra immunizzazione ed economia>>.
 
 
Presidente è sicuro, vaccinazione obbligatoria, quindi?
 
 
«Il ragionamento è molto semplice: più vaccini, meno contagi, meno varianti che potrebbero diventare più pericolose e vanificare quanto fatto finora. Per questo parlo di obbligatorietà».
 
 
 
E a chi invece parla di soppressione delle libertà?
 
 
«Dico che per me la libertà di scelta è fondamentale, ma che in questo caso la libertà di non vaccinarsi mette a rischio non solo la salute altrui ma anche la possibilità al Paese di ripartire».
 
 
 
E lei ce li vede i partiti convergere sull'obbligo?
 
 
«Secondo me visto che l'obbligo assicurerebbe la ripresa a pieno regime di tutte le attività, Salvini, ma anche la Meloni, sempre attenti ai temi dell'impresa e dell'economia, potrebbero essere d'accordo. Piuttosto il tema è informare le persone sulla prevenzione e da questo punto di vista le aziende potrebbero fare la loro parte dedicando delle ore alla formazione dei propri dipendenti con il supporto dei medici del lavoro e dei sindacati».
 
 
Dopodiché la ripresa economica non consocerebbe freni?
 
 
<<Restano altri grandi scogli. Per esempio, il rincaro e la penuria delle materie prime».
 
 
 
A quali fa riferimento?
 
 
«Acciaio, rame, legno e plastica, soprattutto l'acciaio».
 
 
 
Che succede?
 
 
«L'Europa ha deciso delle quote sull'importazione raggiunte le quali si pagano dazi del 25%, mentre la Cina ha messo quote sulle esportazioni. Un'asimmetria che ha provocato l'aumento dei prezzi e la mancanza di acciaio sul mercato. Per di più con questa politica Pechino si prepara alla concorrenza sui prodotti finiti>>.
 
 
 
Bisognerebbe convincere l'Europa a fare un passo indietro.
 
 
«Sì. Sono consapevole che ci sono grandi interessi economici in ballo, ma questo è il momento delle scelte coraggiose, come quella sui vaccini obbligatori».