Ho qualche preoccupazione: la legge di bilancio purtroppo mi conferma che è ripartita la battaglia delle bandierine». Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi ha scelto il palco dell'Assemblea generale di Federmanager per lanciare un nuovo monito ai partiti "colpevoli" di non comprendere che «la manovra dovrebbe essere l'inizio di un percorso» soprattutto per «dare risposte a giovani e alle donne, le categorie che hanno scontato più di altri gli effetti della crisi». Il numero uno degli industriali parla davanti ad una platea di circa 600 manager giunti da tutta Italia all'Auditorium della Conciliazione, a due passi dal Vaticano, per un appuntamento che segna "l'anno primo" come recita lo slogan, quello della ripartenza dopo la pandemia, quello di un Pil che a fine anno crescerà del 6,2%, ma che ancora non disegna un'Italia forte e competitiva come negli anni del secondo dopoguerra. Bonomi elenca tutto ciò che non va, a partire dal Reddito di cittadinanza che «va riformato perché non sta funzionando». E ancora: «Si devono mettere più soldi in tasca agli italiani e stimolare la domanda interna che è asfittica da anni» e per farlo, ammonisce, «serve un serio taglio contributivo al cuneo fiscale che dovrebbe essere almeno di 13 miliardi per dare un segno tangibile». Poi l'apertura comunque a Mario Draghi, ricordando che è stato lo stesso presidente del Consiglio ad affermare che nella legge di bilancio «la crescita la fanno gli italiani e le italiane e non le leggi». Anche se ci sono nubi all'orizzonte, come «i costi in aumento sulle materie prime e quelli dell'energia che stanno mettendo in crisi molte aziende». Annuisce il numero uno di Federmanager, Stefano Cuzzilla, che da sei anni guida la federazione e nella sua relazione ha lanciato la proposta di un «patto dei dirigenti per un nuovo rinascimento italiano» che abbia nella «sostenibilità, inclusività, competenze e legalità» i quattro pilastri per guidare la ripresa, ricordando come sia in netta risalita la domanda di manager da parte delle imprese: +50% rispetto a un anno fa. Il timore che serpeggia in mezzo ai dirigenti d'impresa è che di fronte ad un'occasione storica come le risorse del Pnrr, 222 miliardi di euro, ci sia il rischio di non saperli spendere. «Questi finanziamenti sommati alle altre risorse nazionali ed europee, configurano una capacità di spesa 10 volte maggiore di quella sperimentata finora», ha rimarcato Cuzzilla. «Una tale improvvisa e massiccia iniezione di denaro rischia di agire come un doping sul sistema, se non si ha chiarezza su quali debbano essere gli obiettivi e su come raggiungerli». Insomma, attenzione a non fare del Pnrr una dose di steroidi con cui gonfiare il mercato ma senza generare vera crescita. Un invito ad «investire bene» che arriva anche dalla presidente dell'Associazione delle imprese assicuratrici (Ania) Bianca Maria Farina e dal numero uno di Confapi, Maurizio Casasco.