LA MATERIA PRIMA? ORA È ANCHE RARA
Un libro di Gianclaudio Torlizzi racconta il nuovo mondo della penuria di materiali, di prezzi alti e di noli impazziti. Le loro ragioni
Ammesso che, nei decenni scorsi, di economia avessero capito tutto economisti, commentatori e giornalisti, oggi siamo di fronte a una confusione generalizzata, sotto le nuvole del nuovo mondo che si delinea. Più di quarant'anni di mercati aperti, dove erano le imprese e la finanza a determinare la direzione e il ritmo dell'attività, hanno creato battaglioni di esperti di Borse, di titoli pubblici, di fusioni e acquisizioni, di venture capital, di start-up, di regole sulla concorrenza, di debiti alti e bassi. All'improvviso, siamo alle prese con acciaio e rame, torniamo a guardare il prezzo del petrolio e del gas, scopriamo le Terre Rare, ci interroghiamo sulla lunghezza delle catene di fornitura, guardiamo il costo dei noli marittimi, la penuria di semiconduttori. Non è che i principi dell'economia siano saltati a causa della pandemia o per ragioni geopolitiche o perché dobbiamo diventare verdi. I rischi del debito, dell'inflazione, dei monopoli sono sempre lì. A cambiare sono state le priorità che gli attori economici, volenti o no, si danno. Occorre dunque attrezzarsi e prendere conoscenza di questa nuova realtà, meno immateriale della precedente, che tratta di materie prime e di commerci internazionali, di governi interventisti e di multinazionali che spesso chinano il capo davanti a loro.
L’Analisi
Il libro di Gianclaudio Torlizzi — «Materia Rara, come la pandemia e il Green Deal hanno stravolto il mercato delle materie prime», Edizioni Guerini e Associati — risponde in pieno alla necessità di approcciare e capire il mondo nel quale siamo entrati. Della rilevanza del libro -- che sarà in libreria dal 2 dicembre — si sono resi conto il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo, che ne ha scritto la postfazione, il docente della Luiss Lorenzo Castellani, che ha fatto l'introduzione, e il presidente di Confapi Maurizio Casasco che ha vergato una nota introduttiva. E’ che «Materia Rara» non è solo uno dei primi testi, almeno in Italia, a entrare pienamente nella nuova dimensione dell'economia globale: è allo stesso tempo il racconto di come siamo approdati a questa novità e di quali sono le sue caratteristiche. Da un lato introduce, ad esempio, la possibilità che siamo entrati in un nuovo «superciclo» delle materie prime, cioè in un periodo prolungato di prezzi alti per ragioni strutturali; oppure spiega perché davanti ai porti di Los Angeles ci sono file mai viste di navi container che aspettano di essere scaricate. Dall'altro individua le ragioni di questa situazione di carenza di materie prime e di materiali, di rotture nel sistema arterioso che ha finora reso possibile le produzioni just-in-time nel mondo, dell'elettrificazione e dei rischi geopolitici che si porta dietro. Riassumendo molto un libro articolato e pieno di dati di fatto, l'enorme quantità di denaro immessa nel sistema da governi e banche centrali durante la pandemia (ma già da prima) ha fatto esplodere la domanda di materiali, di componenti, di prodotti intermedi. Basti pensare ai programmi infrastrutturali in molte parti del pianeta (e nel loro piccolo agli stimoli edilizi in Italia). Questo boom si è accoppiato alla confusione logistica creata dalla pandemia, in particolare nei porti e nella gestione dei container. Su tutto questo, la transizione a un'economia decarbonizzata sta producendo trasformazioni anche drammatiche da molti punti di vista. Per esempio ha ridotto gli investimenti in settori considerati «poco puliti» con il risultato di tenere più alti del dovuto i prezzi, ad esempio degli idrocarburi. A queste realtà si aggiungono le confusioni politiche: per esempio la Commissione Ue continua a mantenere limiti alle importazioni di acciaio creando così distorsioni e carenze nel mercato. Poi, c'è la geopolitica, lo scontro tra Stati Uniti e Cina che sta sullo sfondo di tutto. E’ un nuovo mondo che Torlizzi analista dì mercato e giornalista suo malgrado — affronta senza farsi frenare da riverenze verso poteri pubblici e privati, controcorrente.