Ora il nuovo presidente prova a rilanciare l'Ente DI ANDREA GIACOBINO Dai furbetti del quartierino al Vaticano, passando per Londra. Gli ultimi anni della storia di Fondazione Enasarco sono stati turbolenti e spesso segnati da scandali sempre a metà tra la finanza e la politica. Un destino che sembra inevitabile per una delle più importanti «casse autonome» del nostro Paese perché gestisce le pensioni di oltre 300mi1a agenti e rappresentanti di commercio. Un gigante economico che stando all'ultimo bilancio ha un patrimonio di attivi di 7,8 miliardi di euro a comporre il quale provvedono asset finanziari, liquidità e una serie di immobili prestigiosi. Pur essendo un soggetto di diritto privato secondo l'ordinamento italiano, Enasarco persegue finalità di pubblico interesse in quanto si occupa della previdenza integrativa degli associati, a contribuzione obbligatoria, ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. I «soci» di Enasarco sono tutte le associazioni rappresentanti chi esercita attività di agente commerciale genti nonché le sigle sindacali: Anasf (consulenti finanziari), Federagenti, Confesercenti-Fiarc, Confartigianato -Assop am, Confcommercio-Fnaarc, Confindustria, Confcooperative, Confapi, Cgil, Cisl, Uil e Usarci. È evidente che le due associazioni più importanti sono Confcommercio e Confindustria che dispongono di un superiore potere economico e lobbistico-politico e che molto spesso, unite fra loro, hanno fatto il bello e il cattivo tempo nella Fondazione. E quasi dieci anni fa, nel 2011, l'ex presidente di Confcommercio Sergio Billè venne condannato dal Tribunale di Roma a tre anni di carcere per corruzione, in relazione all'attività di mediatore svolta nel progetto di vendita del patrimonio immobiliare di Enasarco, e la stessa condanna fu comminata anche a Donato Porreca, ex presidente di Enasarco e al consulente della società Fulvio Gismondi. L'inchiesta dei pm romani, Giuseppe Cascini, Rodolfo Sabelli, Giuseppe De Falco era partita da uno dei documenti scoperti durante il sequestro dell'archivio segreto di Stefano Ricucci a Zagarolo nell'ambito delle indagini sulla scalata al gruppo Rcs, compiuta dal principale esponente dei «furbetti del quartierino». E lo stesso Ricucci pagando una tangente, avrebbe dovuto vincere la gara di assegnazione del 50 per cento del patrimonio immobiliare di Enasarco. Tre anni dopo la Fondazione torna sotto i riflettori quando nel 2014 il finanziere Raffaele Mincione vende al Vaticano l'immobile di Londra al 60 di Sloane Avenue, poi al centro dello scandalo culminato nel processo in corso fra gli altri al cardinale Angelo Becciu, ex sostituto alla Segreteria di Stato. Mincione aveva comprato l'immobile con i soldi di Enasarco, perché la Fondazione aveva già investito oltre 180 milioni nei fondi gestiti dal finanziere che però non brillando dovevano essere riequilibrati con un asset «solido» di mattoni. Gli ultimi due anni di Enasarco, dopo le discusse presidenze prima di Brunetto Boco e poi di Gianroberto Costa, sono stati tormentati particolarmente sia per nuove questioni riguardanti il patrimonio immobiliare (culminate nella querelle giudiziaria col gruppo Sorgente di Valter Mainetti) sia per gli assetti di governance sfociati nella lunga battaglia fra i due giganti alleati (Confcommercio e Confindustria) assieme ai sindacati da una parte, e le restanti associazioni dall'altra. L'apice dello scontro s'è raggiunto alla fine del 2020 quando all'assemblea dei soci chiamata a nominare i nuovi vertici i voti sono finiti in assoluta parità ma quello di chi avrebbe potuto fare la differenza (Romualdo Nesta, opposto al fronte Confcommercio-Confindustria) non è stato ammesso dalla successiva commissione elettorale per ragioni molto fumose. E così all'inizio del 2021 il consiglio d'amministrazione della Fondazione ha eletto Antonello Marzolla (segretario nazionale dell'Usarci, l'Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani) quale espressione della lista i cui voti più pesanti erano quelli della Confcommercio di Carlo Sangalli e della Confindustria di Carlo Bonomi. Da lì il fronte avverso ha iniziato una lunga battaglia legale al tribunale di Roma e grazie anche all'aiuto legale di un principe del foro come Andrea Zoppini i risultati, alla fine, sono arrivati. I tanti piccoli «Davide» hanno sconfitto i due «Golia» perché il tribunale di Roma ha dichiarato illegittima la decisione della commissione elettorale e quindi illegittimo il nuovo consiglio d'amministrazione. Così da qualche settimana Enasarco ha un nuovo presidente nella persona di Alfonsino Mei, con una lunga storia da consulente finanziario in quanto espresso da Anasf e dalle associazioni alleate (Confartigianato, Confesercenti e Federagenti). Mei, d'intesa col consiglio ha subito rimosso il direttore generale nominando al suo posto Carolina Farina, direttore finanziario dal 2013. Il passo successivo è stato quello di mettere insieme un team di esperti che faranno una radiografia puntuale di tutti i beni, mobili e immobili, di Enasarco e valuteranno la bontà di ogni suo singolo investimento finanziario. «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio dice oggi con una metafora il neopresidente che proprio l'altroieri ha varato il budget preventivo 2022 uscendo dall'esercizio provvisorio La Fondazione ha finalmente una governance e occorre una netta inversione di tendenza per ritornare alla missione originaria di Enasarco. Che è quella, come dice lo statuto, di provvedere alla tutela previdenziale obbligatoria integrativa dell'assicurazione generale obbligatoria in favore di coloro che svolgono attività di intermediazione comunque riconducibile al rapporto di agenzia, alla gestione dell'indennità di scioglimento del rapporto di agenzia nonché alla formazione, alla qualificazione professionale, all'assistenza sociale e alla solidarietà in favore degli iscritti”. La scommessa, molto impegnativa, è quella di fare di Enasarco una casa di vetro.