L'Europa dice che dobbiamo fissare un salario minimo anche nel nostro Paese.
«All'articolo 1 comma 2 la direttiva fa salva la possibilità per i Paesi di scegliere: o si fissa il salario minimo legale o la tutela sui salari viene garantita dai contratti collettivi», dice Maurizio Casasco, presidente europeo della Confederazione delle piccole e medie imprese, oltre che presidente di Confapi, Confederazione della piccola e media industria privata».
Il problema è che in Italia abbiamo più di 900 contratti.
«La direttiva all'articolo 4 precisa ulteriormente: gli Stati che non hanno una contrattazione erga omnes come il nostro dovranno definire un piano d'azione per promuoverla».
L'articolo 39 della Costituzione la prevedeva, non è stato applicato.
«Ora va fatto. Serve una legge che definisca i criteri con cui si misura la rappresentanza dei sindacati. A quel punto i contratti firmati dai sindacati più rappresentativi saranno i contratti da prendere come riferimento».
Prendiamo il settore metalmeccanico: anche in questo modo ci sarebbero più contratti. Il vostro, quello di Confindustria e altri...
«I contratti che resterebbero sarebbero firmati da sindacati rappresentativi, di conseguenza i contratti pirata sarebbero spazzati via».
Non si dovrebbe misurare la rappresentanza anche delle associazioni delle imprese?
«Certamente, dopo quella dei sindacati prevista dalla Costituzione».
Che cosa distingue il vostro contratto da quello di Confindustria?
«Sul piano del trattamento economico siamo allineati. Ci distingue la bilateralità. 11 nostro contratto garantisce una serie di prestazioni di welfare. Insieme con caratteristiche che riguardano l'aspetto dimensionale».
I salari in Italia sono troppo bassi? Bisogna tagliare il cuneo fiscale?
«Bisogna definire una fiscalità complessiva omogenea a livello europeo. Mi rendo conto che si tratta di un obiettivo ambizioso ma se non si comincia non si arriva al traguardo».
Come far fronte alla riduzione dei salari reali dovuta all'inflazione?
«Occorre aumentare la produttività anche con riforme strutturali. Inoltre servono aumenti contrattuali detassati per tutte le categorie, siamo stati i primi a proporlo. Questo tra l'altro non comporterebbe la riduzione delle entrate per le casse dello Stato. Va inoltre rimodulata l'Irpef sotto i 35 mila euro per i lavoratori».