di Fabrizio Cellino , Presidente API Torino

Una pandemia prima, una guerra dopo, una crisi politica interna inaspettata e inopportuna, un governo che deve ancora dimostrare di cosa é capace, mercati nazionali e internazionali difficili, contrastati e imprevedibili. Mai come oggi la sigla VUCA (Volatile, Uncertain, Complex, Ambiguous) dimostra tutta la sua validità. Così sono il recente passato e il presente di tutte le piccole, medie e grandi imprese private. Si tratta di un panorama a dir poco straordinario, che prelude ad un futuro complesso da decifrare e, soprattutto, da affrontare. Non c'è certamente una ricetta che possa valere per tutte le situazioni. Qualche settimana fa, presentando i risultati della nostra ultima indagine congiunturale, abbiamo parlato di «imprese alla canna del gas»: non si è trattata di una semplice provocazione. Se dovessi sintetizzare in pochi vocaboli le nostre emergenze, l'elenco sarebbe questo: energia, cuneo fiscale, burocrazia. E’ in questa triade che si condensano tutti i nostri problemi. L'energia e il caro materie prime sono il problema dei problemi. L'eccessivo incremento dei costi, concentrato nel 2022, grava pesantemente sui bilanci, in molti casi pregiudicando la capacità di accedere al credito. Sono a rischio i risultati degli sforzi del sistema industriale del nostro territorio. Sono necessarie politiche industriali ed energetiche decise, chiare e immediate. Se non sarà così, gli scenari indicano forte disoccupazione oppure una serie di temporanee chiusure con un massiccio utilizzo alla cassa integrazione. Quanto è stato messo in atto è un salvagente per molte aziende, ma non è solo con i salvagenti che si può attraversare un oceano di difficoltà. Chiediamo un piano strutturato per rendere l'Italia più indipendente e più competitiva dal punto di vista energetico. Il tema del cuneo fiscale va affrontato a partire dalla decontribuzione degli aumenti contrattuali che sono in termini di costi un rischio per le imprese, in assenza peraltro di prospettive di crescita della domanda. Si tratterebbe, tra l'altro, di un'operazione a saldo zero per le casse dello Stato.

Una forte azione sulla burocrazia è, poi un passaggio obbligato per avere un Paese competitivo. Le imprese italiane sono tecnicamente in grado di creare ricchezza e benessere, ma devono poterlo fare non in condizioni spesso vessatorie. Che non significa avere mano libera su tutto, ma poter esercitare scelte imprenditoriali avvedute e opportune per accrescere la competitività. Un fronte, questo, che dovrebbe trovare alleati anche nelle organizzazioni dei lavoratori. Passare da uno Stato freno ad uno Stato acceleratore di sviluppo, implica una profonda revisione di tutta la macchina burocratica locale e nazionale. É necessario passare dalla logica del presunto colpevole a quella del presunto innocente facendo in modo di estendere l'uso delle autocertificazioni senza attendere ogni volta le autorizzazioni per tutto. Senza, per questo, tralasciare di punire chi agisce furbescamente. Da questo punto di vista, API e Confapi  saranno sempre per la trasparenza e a fianco delle istituzioni per vigilare. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti dalla necessità di rilanciare di fronte alle difficoltà.  Ed è nella stessa natura degli imprenditori farlo. William Shakespeare in una sua grande opera di teatro ha scritto: «Il passato è il prologo, il futuro è nelle vostre mani». Il nostro passato è fatto di grandi successi e di grandi fallimenti, ma è passato e comunque ci ha insegnato molto.  Siamo noi, tutti noi ad avere oggi tra le mani ii nostro futuro. Noi tutti, lo sottolineo. Noi come imprenditori e come cittadini, noi istituzioni noi Paese. E’ certamente un momento difficilissimo. Possiamo però ancora una volta superare le difficoltà e migliorare.