L'elettricità a prezzi calmierati venduta dal Gme fa il pieno di acquisti da parte delle imprese. Ma resta il paradosso del prezzo, oggi superiore a quello di mercato. Il Gestore dei mercati energetici (Gme), la società responsabile in Italia dell'organizzazione e della gestione del mercato elettrico, ha infatti assegnato l'intero quantitativo di 16terawatt a prezzo fisso per i clienti «prioritari» (industriali, interrompibili Pmi ed utenti delle isole Sardegna e Sicilia). L’energia disponibile, comunicata dal Gme lo scorso 20 ottobre a seguito del decreto del governo, «è stata così interamente assegnata», spiega una nota. E le imprese sottoscriveranno, come previsto, contratti triennali a termine ad un prezzo pari a 210 euro per megawattora. Ma da ottobre ad oggi il vento è un po' cambiato sui prezzi dell'energia. Il provvedimento dello scorso settembre era stato varato dal governo per dare un aiuto alle imprese in un momento di quotazioni impazzite. Ma i prezzi calmierati del governo sono ora più alti dì quelli di mercato e le imprese che hanno fatto il pieno di energia da fonte rinnovabile venduta dal Gme si trovano a fornire liquidità più che riceverne. Ad agosto, infatti il Pun, prezzo unico nazionale, ha registrato una media pari a 543 euro per megawattora. Poi a ottobre era poco oltre quota 210. Ma oggi le quotazioni dell'elettricità si sono fortemente ridimensionate: la media di gennaio è di 177 curo. Ecco perché Confindustria e la Confapi chiedono un intervento per tagliare il prezzo almeno del 15% a 180 euro.