Confapi celebra i 75 anni. Il nuovo Presidente Cristian Camisa mette in fila le richieste al Governo
 
Confapi, la Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria Privata, festeggia 75 anni. A Cristian Camisa, neopresidente, chiediamo le priorità dell’associazione che rappresenta 116 mila aziende e un milione di lavoratori.
«Il nostro primo interesse oggi è sostenere i dipendenti. Senza scorciatoie. Bisogna compensare la diminuzione del potere di acquisto dei salari, detassando gli straordinari, i premi di produzione e gli aumenti contrattuali, che è quanto chiediamo al governo».
Una mossa che punta solo a contrastare l’inflazione?
«Non nego che quello di trovare e trattenere la forza-lavoro oggi è un problema. Anche per questo vanno premiati i migliori con un riconoscimento non simbolico».
Sta mutando il modo d’intendere il lavoro…
«Ne parleremo celebrando il nostro 75esimo anniversario. I giovani considerano il tempo libero come un valore non negoziabile».
Approva l’idea della settimana lavorativa di quattro giorni?
«Si può discutere di tutto ma servono soluzioni che non aggravino i costi aziendali. Piuttosto il lavoro va riorganizzato in alcuni settori. Ci proveremo nei prossimi rinnovi contrattuali».
Il welfare aziendale è uno strumento valido per le Pmi?
«Sì, e siamo avanti. Abbiamo fatto sostegno al reddito, sanità integrativa, borse di studio ai figli dei dipendenti meritevoli. Abbiamo applaudito i fringe benefit detassati ammessi dal governo».
La tragedia di Cutro ha aperto la via al nuovo decreto-flussi.
«Serve manodopera comune e specializzata. Occorre lavorare su due binari. Primo: fare un check sui territori per rilevare le esigenze specifiche, in modo da non avere un decreto-flussi generico. Dobbiamo azzerare il mismatching tra domanda e offerta di lavoro».
Qual è l’altro “binario”?
«Quello che deve collegare la scuola e le imprese, partendo dai territori. Il nostro modello è il duale tedesco che è di sicuro successo».
Il reddito di cittadinanza ha creato più problemi o opportunità?
«Gli ultimi vanno aiutati ma non si deve incentivare l’inattività, come si è fatto finora, a danno di chi lavora dodici ore al giorno».
Si delinea la riforma fiscale. Qual è, per lei, la strada maestra?
«Collegare gli strumenti agevolativi a investimenti innovativi e in risorse umane. E poi gli utili di esercizio, se portati a capitale sociale, dovrebbero essere detassati perché vanno a patrimonializzare l’azienda».
Pnrr. A che punto siamo?
«A novembre avevamo incontrato il ministro Fitto per verificare le risorse impiegate e poi avviare i tavoli tecnici. Il 2026 è dietro l’angolo e, visto che buona parte di quei fondi sono a debito, dovrebbero essere utilizzati per progetti strategici. Abbiamo offerto l’esperienza dei nostri tecnici sul territorio».
Eco-bonus. C’è una soluzione?
«Siamo lontani da un risultato condiviso e i lavori intanto si stanno bloccando. Il fattore tempo non è secondario: su 19 miliardi di crediti incagliati, tre sono delle nostre imprese. Confapi è al loro fianco».
Che proposte avete fatto?
«Proposte concrete a costo zero. Come portare la detrazione da quattro a 10 anni, per consentire alle aziende di non perdere una parte del credito. Lo stop a possibili profili penali e al sequestro preventivo del credito nel caso in cui chi lo riceve sia in buona fede. Poi abbiamo chiesto che le grandi partecipate aprano alla cessione del credito finché non sarà operativa la compensazione con gli F24. Sarebbe un un messaggio virtuoso da parte di chi ha incassato extra profitti nei mesi scorsi».
Prospettive. Che 2023 sarà?
«Abbastanza positivo, non solo per il Pil, che ha dato segnali di ripresa significativi: noi stimiamo un + 0,8% sul 2023. C’è più fiducia perché il rischio recessivo sembra superato».
Su quali temi il governo le è apparso più recettivo?
«Sull’emergenza dei battery minerals il governo ci ha ascoltati. Va bene lo scudo europeo ma dobbiamo fare scorte strategiche, come la Germania. Abbiamo proposto di farlo attraverso Sace e si sta andando in questa direzione».
I costi dell’energia sono sotto controllo?
«Sono diminuiti ma siamo ancora dipendenti da fonti estere».
L’Europa ha frenato sulla transizione all’elettrico.
«Bene. Sul punto ci siamo fatti sentire: rischiavamo di cancellare in un colpo le nostre Pmi con il loro know how sui motori endotermici e perdere 2.200 imprese e 195 mila posti di lavoro».
Il 75º anniversario che occasione è per Confapi?
«Un’associazione che guarda al futuro non può dimenticare il passato. Festeggiare è anche un modo per ricordarci che bisogna saper cambiare per stare al passo con i tempi».