Imballaggi, pressing italiano sulla Ue Politica e imprese contro il regolamento europeo: effetti pesanti sulle nostre filiere, spazio alle bioplastiche
Cresce il pressing delle associazioni contro la proposta di regolamento sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio in discussione al Parlamento europeo. La proposta, approvata martedì 24 ottobre con 56 voti a favore, 23 contrari e 5 astensioni dalla Commissione Ambiente dell'Europarlamento (Envi), vieta le confezioni in plastica monouso e favorisce il riuso rispetto al riciclo. Due punti contestati, tra gli altri, da Coldiretti, Filiera Italia, Confapi e Legacoop, che hanno ottenuto un incontro a Bruxelles con oltre quaranta europarlamentari italiani di tutti gli schieramenti politici dopo aver scritto, nei giorni scorsi, una lettera congiunta. L'obiettivo? Far emergere le criticità della normativa, prima che venga discussa durante le sedute plenarie che si terranno nella settimana del 20 novembre. Tra i punti più contestati della nuova proposta di regolamento Ue emergono il divieto degli imballaggi monouso «in plastica e in materiale composito» e la volontà di privilegiare gli obiettivi di riutilizzo rispetto a quelli di riciclo. Proprio su quest'ultimo tema, i firmatari dell'appello sottolineano che in Italia il tasso di riciclo complessivo degli imballaggi è arrivato al 73,3% nel 2021. Il dato, superiore all'obiettivo del 70% da raggiungere entro il 2030, indica che quello italiano è un primato che va difeso. Per il presidente di Confapi, Cristian Camisa, «con questo regolamento si mettono a rischio circa 700 mila aziende della filiera, con ripercussioni devastanti su migliaia di posti di lavoro». Un impatto economico rilevante, che avrebbe ricadute negative su «oltre il 30% del Pil nazionale», considerando che la normativa si applicherebbe anche al settore della ristorazione, del catering e degli alberghi. Durante l'incontro a Bruxelles Rosario Rago, componente della Giunta nazionale di Confagricoltura, ha sottolineato il «rischio concreto che vengano danneggiate intere filiere strategiche del made in Italy». Una posizione condivisa anche dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega, secondo cui «non ha alcun senso spostare l'asse degli imballaggi tutto sul riuso, per chi ha già sviluppato le buone pratiche del riciclo. Ci sono ampi margini per una mediazione che consenta di mantenere in vita le due soluzioni». Il divieto agli imballaggi monouso si applica anche a quelli per prodotti ortofrutticoli freschi se usati per meno di 1,5 kg di frutta e verdura. Si tratta, ad esempio, di reti, sacchetti, vassoi e contenitori. Una misura che rappresenta un ulteriore pericolo per il settore dell'ortofrutta: «Gli imballaggi alimentari sono strategici per la protezione e la conservazione dei prodotti, l'informazione sulla tracciabilità e la loro igiene. Senza contare il rischio della possibile perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro», ha osservato Rago. Nel vietare gli imballaggi monouso, la proposta europea introduce alcune limitazioni sull'uso delle bioplastiche. Il termine racchiude diverse tipologie di materiali, dalle plastiche prodotte da biomasse ma del tutto simili a quelle fatte col petrolio, alle plastiche compostabili e completamente biodegradabili. Un settore in cui l'Italia è capofila, anche grazie alla ricerca d'avanguardia, ma che risulterebbe estremamente penalizzato. Secondo le associazioni, infatti, la proposta di direttiva europea non permetterebbe il ritorno degli investimenti fatti in processi produttivi innovativi e nelle bioraffinerie, annullando i progressi fatti nel settore.