Roma, 2 maggio - “Da parte delle Pmi c’è preoccupazione perché nella manovra non vi sono politiche fiscali sufficienti per un rilancio ed una effettiva ripresa della domanda interna”. È la posizione espressa oggi da Confapi, la Confederazione delle Piccole e Medie Imprese Italiane che raccoglie oltre 83.000 imprese con più di 800mila addetti, nel corso dell’audizione sulla manovra presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Confapi, rappresentata dal vicepresidente Francesco Napoli ha evidenziato “la preoccupazione per l’estensione dello split payment che rischia di sottrarre alle Pmi liquidità soprattutto se non accompagnato da una puntuale esecuzione dei rimborsi del credito Iva. Visto l’attuale contesto economico, le Pmi si troverebbero, da una parte, strozzate da un’irrisolta difficoltà nell’accesso al credito e, dall’altra, private di risorse funzionali al mantenimento e allo sviluppo dell’attività economica d’impresa. Inoltre, peggiora il quadro, come la Confederazione ha sottolineato da tempo, sulla lunghezza dei tempi medi di pagamento non solo della P.a. ma anche tra privati”.
Il vicepresidente Napoli ha invitato il Governo “a trovare una misura alternativa all’esclusione dei marchi dalle tutele riconducibili al Patent Box, fattore indispensabile per la salvaguardia del Made in Italy, marchio che contraddistingue le eccellenze nel nostro Paese nel mondo e proteggere quelle esperienze acquisite negli anni nel campo industriale”. Confapi nel corso dell’audizione ha anche spiegato che “nell’ambito dell’attuazione del piano Industria 4.0 sarebbe opportuno prorogare al 31 dicembre 2018 il termine per poter usufruire dell'iperammortamento al 250%, differendo il termine di pagamento del 20% del valore del bene a giugno 2018”.
“L’applicazione all’incentivo Ace, già più volte stravolto in passato riducendone il rendimento nozionale – si legge nel documento presentato oggi - subisce un’ulteriore ridimensionamento. Questa modifica, unita alla diminuzione dell’agevolazione fiscale, rischia di renderne eccessivamente complicato il calcolo, fino a scoraggiarne l’utilizzo”.
Confapi ha inoltre spiegato che “le Pmi guardano con perplessità l’articolo che, in nome della lotta all’evasione, riduce da 15 mila a 5 mila euro le compensazioni per i crediti derivanti da imposte dirette, addizionali locali, Irpef e Iva. Questa misura comporta un aumento degli oneri a carico delle industrie, in special modo quelle di piccola e media dimensione. Gli imprenditori per poter tornare ad investire hanno bisogno di certezze e questo balletto tra paventati e indefiniti aumenti dell’Iva, ipotesi di scambio con la diminuzione del cuneo fiscale, scoraggia gli investimenti”.
Sulla questione voucher, infine, Confapi auspica “un intervento normativo sostitutivo valido ed efficace che possa regolamentare il lavoro accessorio al di là di degli abusi dello strumento che vanno evitati e combattuti. I voucher, nonostante venissero utilizzati in maniera percentualmente minima rispetto al monte ore del lavoro dipendente, garantivano una certa flessibilità utile alle Pmi per soddisfare le esigenze proprie di un mercato in continua evoluzione che aveva il pregio di far emergere il lavoro sommerso, che ora tornerà in ombra”.