Un’indagine evidenzia le differenti esigenze formative delle Pmi
in un contesto produttivo in continua evoluzione
Roma,12 marzo – La capacità di rispondere efficacemente ai cambiamenti del contesto competitivo e alle richieste di un mercato produttivo in rapida evoluzione si affronta con la “conoscenza”, vale a dire attraverso l’acquisizione o il rafforzamento di competenze garantite da specifici programmi formativi.
Un’indagine realizzata da Confapi, la Confederazione delle Piccole e Medie Imprese private Italiane, evidenzia le esigenze di formazione delle Pmi italiane alla luce di una congiuntura economica che richiede alle imprese una forte attitudine al cambiamento. Questi dati si riferiscono alle principali problematiche aziendali che possono essere superate da adeguati percorsi formativi.
A tal proposito, infatti, il 23% degli intervistati ha dichiarato di essere consapevole che i mercati sono caratterizzati da una forte concorrenza internazionale, il 21% lamenta la mancanza di un’adeguata qualificazione del management aziendale, il 17% di un’adeguata qualificazione delle risorse umane mentre il 12% delle imprese coinvolte sottolinea la pochezza di strategie pubbliche di sviluppo industriale.
I FABBISOGNI FORMATIVI
In questo contesto, di che tipo di formazione hanno bisogno le Pmi che, nel nostro Paese, rappresentano il 95% delle aziende attive? Lo studio individua 5 aree: relazionale, gestionale e innovativa/Ict, amministrazione, finanza e controllo e marketing e vendite.
Nell’area relazionale, le imprese coinvolte ritengono sia importante, o molto importante, sviluppare percorsi di formazione per promuovere il lavoro in team (41%), per gestire al meglio le risorse umane (30%), sviluppare capacità di negoziazione (30%) e favorire la comunicazione d’impresa (30%).
L’area gestionale evidenzia l’importanza di un processo formativo che sappia sviluppare le capacità organizzative del management (44%), favorire l’orientamento ai risultati (43%), formulare piani e strategie adeguati agli obiettivi (39%) e affrontare e assumere rischi (33%).
Per l’area innovativa e Ict, la formazione dovrebbe principalmente supportare l’adattabilità al cambiamento (50%) e la propensione all’innovazione (42%) dell’azienda, così come vengono valutati molto importanti i corsi di formazione per acquisire know how a proposito dei sistemi informatici per la gestione d’impresa (28%).
Nell’area amministrazione, finanza e controllo, le aziende considerano essenziali i percorsi formativi relativi alla pianificazione finanziaria (41%), all’amministrazione del personale (39%), e all’acquisizione di competenze relative alle tecniche per il controllo di gestione (32%).
Infine, l’area marketing e vendite richiede lo sviluppo di competenze a sostegno del marketing per l’internazionalizzazione (40%), per migliorare le capacità negoziali (42%) e le conoscenze linguistiche (35%).
“L’indagine che abbiamo condotto – commenta Maurizio Casasco, presidente di Confapi – evidenzia l’importanza della formazione in un sistema produttivo che cambia molto velocemente, e le molteplici esigenze delle nostre Pmi. Risulta pertanto fondamentale andare sui territori per toccare con mano le peculiarità di ogni singolo settore e poter così indirizzare politiche mirate di formazione, riqualificazione e sviluppo tecnologico. A tal proposito, Confapi ha inaugurato una serie di iniziative territoriali finalizzate a diffondere la cultura d’impresa e quella manageriale e verificare nel concreto quali siano gli effettivi fabbisogni delle imprese e dei loro manager. L’obiettivo è quello di far sì che gli enti bilaterali del sistema, partendo dai dati e dalle esperienze concrete raccolte, forniscano una serie di servizi sempre più in linea con le reali esigenze del mondo economico”.
IL CAMPIONE
Lo studio è stato condotto attraverso interviste mirate a circa 1.500 imprese che aderiscono a Confapi: il 67% delle aziende coinvolte appartiene al Nord d’Italia, il 33% al Centro – Sud. Per quanto riguarda la composizione del campione, per categoria merceologica, si osserva che il 41% delle Pmi opera nel comparto meccanico, il 10% nei servizi, l’8% nel tessile e nell’agroalimentare, il 7% nel settore grafico-informatico, e circa l’11% alla categoria delle imprese manifatturiere. Infine, la classe dimensionale delle aziende che hanno partecipato: il 31% del campione è rappresentato da aziende dai 16-49 dipendenti, il 21% tra gli 11-15 addetti, il 17% tra i 6-10 dipendenti.