«Il governo ci aiuti, giù le mani dal Nord»
Confapi: «Serve un piano speciale, non questo indecente attacco ai lombardi»
Alberto Giannoni
Serve un piano speciale per far ripartire il motore del Paese, e invece fanno di tutto per metterci le mani sopra, a costo di spegnerlo per sempre. Questo è il grido d'allarme di Confapi Milano, che lancia un nuovo sos sullo stallo economico nella più produttiva regione d'Italia, mentre ministri sinistra sono impegnati a entrare a «gamba tesa» sulla sua sanità e sul suo modello produttivo. «La situazione resta grave e negativa spiega il presidente di Confapi Nicola Spadafora (...) segue a pagina 2
«Dal governo misure speciali E metta giù le mani dal Nord»
Allarme di Confapi: «Indecente attacco alla Lombardia Serve sostegno all'economia. No al nuovo statalismo»
segue da pagina 1 (...) in più vediamo questo attacco e lo riteniamo intollerabile. Indecente. Si sono dimenticati che questa regione è il primo contribuente d'Italia, sta vivendo una situazione eccezionale ma è quella che manda avanti il Paese». «In questo momento chiede c'è da criticarla? No, semmai dovrebbero sostenerla. Stanno mettendo in discussione una regione che ogni anno lascia al Paese 54 miliardi fra quel che paga e quel che riceve. La Lombardia è la locomotiva del Paese». Confapi chiede un piano straordinario per la Lombardia. «Non ne parla nessuno spiega Spadafora ma a una situazione eccezionale devono corrispondere misure eccezionali. Una parte di quei 54 miliardi ora deve rimanere qui. La situazione non e uguale ovunque». «In queste task force governative aggiunge non ci sono imprenditori o rappresentanti delle imprese, né grandi né piccole. Sono persone qualificate, ma difettano dell'esperienza. E neanche ci chiedono cosa serve». Un piano, ecco cosa serve. Costruzioni ed edilizia sono la chiave per riaccendere subito il motore. «Le opere pubbliche devono partire il prima possibile, con deroghe specifiche al codice degli appalti. Così rimettiamo in moto tutta l'economia e i posti di lavoro». Quindi le altre misure necessarie: «Sospensione delle bollette delle utenze, intervento sugli affitti, autonomia. Una parte di quei tributi ora non deve andare a Roma». Ora l'impressione è che, avendo perso le elezioni, la sinistra voglia mettere le mani sulla sanità in altro modo. «Qui siamo in grande difficoltà riflette il manager Area Sviluppo di Confapi Antonio Maria Leonetti biso- gna remare tutti nella stessa direzione con punti cardinali indiscussi. Si può criticare l'operato di chi conduce la macchina, ma non buttarla o fermarla, anche perché è una macchina che ha vinto molto. Il sistema sanitario è un'eccellenza, ciò non significa che non fosse perfettibile, ma fa accapponare la pelle il tentativo di far passare questo cataclisma come prova del fatto che si debba tornare allo statalismo. Fra 3 anni i lombardi voteranno, sarà un libero esercizio democratico, non tocca a qualche giornalista o scrittore decidere. Lo stesso vale per le responsabilità, saranno eventualmente i tribunali ad accertarle, non le piazze». Il rapporto fra il governo e il Nord è molto delicato: «Chi governa è legittimato osserva Leonetti ma parliamo di una forza che ha perso le elezioni e di una che ha vinto al Sud. Consigliere di approcciarsi a questi temi con cautela. Eviterei entrate a gamba tesa». «Da bergamasco ag- giunge io per esempio do un giudizio positivo su Gori, ma un conto è amministrare le città, altro è la politica. L'ho votato e lo rivoterei per fare il sindaco, non per far fare la riforma sanitaria a Fratoianni o Boccia. E vale anche per Sala». «In questo attacco alla Lombardia, in questa mistificazione della realtà, io vedo una manovra che ha poco a vedere con la soluzione dei problemi. Non vorrei che per interessi politici nazionali si facesse danno».
PRIORITÀ La richiesta è un piano speciale per l'economia E opere pubbliche subito
54 I miliardi di «residuo fiscale» della Lombardia. Il residuo fiscale è la differenza fra ciò che un territorio versa in forma di tributi e ciò che riceve sotto forma di trasferimenti e servizi ai cittadini
37 Costa 47 miliardi al mese il lockdown, il 3,1% del pil italiano. 37 i miliardi persi al Centro-Nord e io al Sud. È la stima di Svimez, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno