L'ECONOMIA
 
Il piano Confapi per uscire dal guado: stabilizzare le piccole e medie imprese

ANCONA Quanto più a lungo durerà il lockdown, tanto più grave sarà la crisi di liquidità delle aziende che hanno dovuto frenare il motore produttivo. È questa. in estrema sintesi, l'equazione che sta alla base dello studio realizzato da Confapi Industria Ancona in collaborazione con il partner Scouting Capital Advisors secondo cui «due aziende marchigiane su tre registrerebbero, nel 2020, un deficit finanziario da colmare»: in termini monetari. senza tenere conto delle disponibilità di cassa delle imprese, tale deficit corrisponderebbe complessivamente ad oltre 2 miliardi di euro. dossier L'analisi è stata condotta su un campione formato da 11.232 società di capitali attive sul territorio con patrimonio netto positivo a fine 2018 e con ricavi compresi tra 100 mila e uro e 150 milioni di euro. Dal campione sono state escluse solo alcune aziende della filiera alimentare e di quella medicale, che hanno mostrato segnali di tenuta dall'inizio della crisi. «Come Confapi rappresentiamo oltre 400 piccole aziende private nel territorio regionale-spiega Michele Montecchiani, direttore di Confapi Ancona È stato applicato uno scenario di stress le cui principali assunzioni sono la flessione del 30% dei ricavi, l'aumento dei giorni di incasso pari a 30 e la svalutazione dei crediti del 5%». Lo scenario In questo scenario, due terzi delle Pml marchigiane si ritroverebbero pesantemente a corto di liquidità. Lo studio fa riferimento a quei settori che, più di altri, potrebbero essere impattati dall'attuale crisi: oltre all'edile-immobiliare ed al commercio in generale, spiccano la nautica, il calzaturiero e l'abbigliamento. Il ricorso alla cassa integrazione potrebbe risolvere parte dei problemi «anche se ricorda Montecchiani pur ipotizzando il sostegno di 4 mesi all'80%, rimarrebbe comunque un deficit pari a 1,17 miliardi di euro da parte di 5.800 Pmi». Una sfida che va affrontata con la costruzione di un «piano di emergenza che valuti le opportunità finanziarie messe in campo dal governo nei decreti Cura-Italia e Liquidità, ed avvii una corretta interlocuzione con il mondo bancario». Ad aggravare il problema, il fatto che la crisi legata al Covid-19 vada ad inserirsi in un contesto già critico per il tessuto produttivo regionale: tra gennaio e marzo 2020,1a rilevazione Movimprese, condotta da Infocamere-Unioncamere, conta 2433 iscrizioni, a fronte delle 3828 cessazioni. La preoccupazione «I numeri fotografano una situazione negativa precedente alla crisi sanitaria osserva Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche-: temo che nei prossimi trimestri possano diventare impietosi se non si dovesse concretizzare immediatamente il flusso di liquidità verso le nostre Pmi».
MartinaMarinangeli

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