L'EMERGENZA SANITARIA, I TIMORI DELLA RIPARTENZA


Imprese: DI insufficiente

Sivieri (Apindustria): «Il decreto Rilancio? Una risposta ordinaria a una situazione straordinaria»
«Alle imprese serve subito liquidità, non sgravi fiscali: se ne facciano carico Cdp e l'Agenzia delle Entrate»

Poco incisivo sul taglio dell'imposizione fiscale col solo azzeramento dell'Irap. Insufficiente nella gestione della crisi di liquidità che le attività produttive stanno attraversando. Infine, troppo vago per quanto riguarda la semplificazione normativa nell'edilizia. E una bocciatura quella che viene da Brescia al Dl Rilancio. a pagina 2 Del Barba.

 

Per il presidente di Apindustria Douglas Sivieri il testo «assomiglia a un Def primaverile» talmente lungo (in tutto 500 pagine) che ci vorrà un altro mese per attuarlo

Le aziende bocciano il Dl Rilancio: «Risposta ordinaria, serve di più»

di Massimiliano del Barba

«Un decreto fatto in ritardo, parcellizzato, che poco fa su semplificazione e tasse. E che non dà ancora risposte adeguate sulla liquidità». Il presidente di Apindustria Brescia, Douglas Sivieri, non è soddisfatto dei contenuti del Dl Rilancio. «Mi sembra la montagna che partorisce il topolino. Non dico che non ci siano risorse, ma alla fine mancano risposte a problemi dirimenti. Oltre al fatto che è un decreto da 500 pagine, ci vuole una settimana solo per leggerlo, poi ci saranno le circolari attuative e qualcosa si vedrà ad agosto. Insomma, un decreto che doveva essere fatto un mese e mezzo fa e che in tanti aspetti è ancora insufficiente».

Il presidente dei piccoli imprenditori scende poi nello specifico delle misure messe in campo per provare a far ripartire l'azienda Italia: in particolare a Sivieri non piace il meccanismo di trasferimento degli aiuti economici al tessuto produttivo. «La liquidità - spiega - avrebbe dovuta essere diretta, attraverso Cassa depositi e prestiti e l'Agenzia delle Entrate, che ha già tutti i dati delle imprese». Insufficiente, quindi, l'azzeramento dell'Irap: «Per tre mesi va bene, certo, quella tassa non ci è mai piaciuta. Ma è evidente che in questo momento abbiamo un problema di tassazione più generale, non certo riconducibile a singoli provvedimenti». Il risultato «le 500 pagine sono lì a mostrarlo» è che «alla fine è stato fatto una specie di Def in versione primaverile. Una risposta ordinaria a una situazione straordinaria».

In giornata anche l'Ance, l'associazione dei costruttori, era intervenuta per dire la sua: «Non si può parlare di vero rilancio dell'economia senza misure concrete per sostenere gli investimenti pubblici e per sostenere le imprese che devono realizzarli - sottolinea il presidente nazionale Gabriele Buia -. Sarebbe stato espunto dal decreto tutto il capitolo degli appalti pubblici comprese le misure per accelerare gli investimenti e per garantire pagamenti regolari alle imprese. Mi chiedo come sia possibile in questo modo, senza aggredire l'inerzia burocratica e consentire alle amministrazioni di spendere i soldi disponibili, pensare di rilanciare veramente il Paese». Tema, quello della semplificazione degli iter procedurali nelle costruzioni, su cui torna anche il numero uno di Apindustria, ricordando che «se il nuovo Ecobonus avrebbe dovuto essere esteso anche alle attività industriali, per le opere pubbliche serve altro: il modello Ponte Morandi ha funzionato: perché non si può estendere a tutto il sistema?». Il tema di fondo è quello dell'autocertificazione, «l'immaginare un sistema dove tutto ciò che non è vietato è invece permesso, prevedendo ovviamente sanzioni e pene severe per chi sgarra».

Punta invece il dito sulla norma che equipara il Covid19 a un infortunio sul lavoro il presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti: «C'è il rischio di un processo penale per i datori di lavoro. Chiediamo, di fatto, che siano previste garanzie certe a tutela degli imprenditori che sono in regola in termini di messa in sicurezza di lavoratori e luoghi di lavoro. Moltissime imprese, già stremate dalle pesanti conseguenze economiche della pandemia, rischiano altrimenti di non sopravvivere agli ulteriori costi che potrebbero derivare da eventuali sanzioni correlate anche a questa possibilità».