LA CRISI ECONOMICA
Allarme Confartigianato per l'edilizia. Le proposte di Confapi
E La peggiore crisi degli ultimi 25 anni. Questo lo certifica Confartigianato. Se mai ce ne fosse bisogno, i sondaggi condotti fra gli associati attestano un calo del fatturato del 53,2%, nel trimestre marzo-maggio, per le piccole e medie imprese del settore Costruzioni lombarde, a fronte di una flessione dell'indice di produzione del 35,4% a marzo (sullo stesso mese del 2019), un calo mai visto dal '95 e attestato dall'Ufficio statistico dell'Ue Euro stat, che vede l'Italia seconda solo alla Francia nella triste classifica di chi ha perso di più in Europa. L'effetto Coronavirus si annuncia quindi peggiore rispetto alle crisi del 2008-2009 e del 2012-2013. «Parliamo di un comparto che nella sola Lombardia conta 130mila imprese, 96mila artigiane spiega il presidente della categoria Edilizia di Confartigianato Lombardia, Virginio Fagioli E nelle imprese artigiane lavora il 51% degli addetti del settore, oltre 134mila persone». «Incentivi come il Bonus 110% del Decreto Rilancio rappresentano un importante aiuto per risollevare le sorti del settore e di tutta la sua filiera, che oltre alle imprese edili include molte altre imprese artigiane, dagli impiantisti, ai serramentisti, fino ai trasportatori commenta il presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti ma perché poi lo siano nel concreto è indispensabile che non ci siano lungaggini determinate dalla loro complessità di applicazione». Di «estrema difficoltà» parla anche Nicola Spadafora, presidente di Confapi Milano: «A tante imprese spiega dopo 60 giorni mancano gli ordini, per cui abbiamo una capacità produttiva ridotta e una presenza di lavoratori che è rimasta inalterata, ed è un problema serio». «Le imprese spiega il presidente hanno cercato di salvaguardare i posti, anche compensando le inefficienze del sistema, visto che la Cassa integrazione è stata solo parzialmente pagata. C'è stato un grandissimo sforzo delle piccole e medie imprese, che hanno anticipato le retribuzioni, ma da luglio tutto graverà solo su di loro, e avranno grandissime difficoltà». Lo spettro è quello dei licenziamenti di massa, scenario da scongiurare a tutti i costi. «Per farcela dobbiamo essere uniti dice Spadafora dobbiamo fare squadra a tutti i livelli, gli imprenditori fra loro, la politica, le parti sociali e i sindacati. Dobbiamo trovare strumenti condivisi per preservare i posti lavoro, altrimenti il rischio è che quando dal 17 agosto sarà possibile procedere coi licenziamenti, tanti saranno costretti. Dobbiamo evitare che succeda, sarebbe un dramma». Il presidente di Confapi sente molto l'esigenza di questa concordia. «Bisogna essere gli uni accanto agli altri sostiene in- vece questo necessario spirito di unità sta venendo meno. Le imprese sono state prudenti, quando c'è stato da chiudere hanno chiuso, ora dobbiamo rendere efficaci le misure, è un problema non più rinviabile, o le imprese rischiano di non riaprire più, e di chiudere quelle che hanno riaperto». Due i piani: gli interventi immediati e le prospettive. «Una cosa da far subito spiega Spadafora è mettere a disposizione delle imprese la liquidità per far fronte ad affitti, utenze e tributi, rimettendo in circolo l'economia. Sono passati 90 giorni, le procedure andavano semplificate, vista la mole delle richieste». «Poi ag- giunge serve una prospettiva, capire come rimanere in piedi, come competere e come crescere». Le cose da fare non sono molte, in realtà: «La prima è una fiscalità giusta, non oppressiva, che non arrivi al 65% mentre in altri Paesi è 20 punti sotto. Poi ridurre il costo del lavoro, recuperare tanti di quei 250mila giovani di qualità che se ne sono andati. Infine semplificare». «Occorre attrarre investimenti anche stranieri, che cercano le nostre eccellenze, per creare lavoro e reddito. Il Paese va modernizzato, per questo è fondamentale puntare sulla Lombardia, che dev'essere il motore della ripartenza. Perché lo sia servono misure eccezionali, anche infrastrutturali, dobbiamo collegare tutte le province. La Lombardia è un'eccellenza europea, può essere il primo distretto industriale d'Europa, mettiamola di nuovo in condizione di esprimersi. Partiamo da questo territorio che ha sofferto per primo ma può rialzarsi, e poi ci sarà la ripartenza di tutta l'Italia. Io vorrei che da 54 miliardi, il residuo fiscale in futuro passasse a 70, perché vorrebbe dire che c'è stata una crescita importante. Guardiamo ai prossimi 20-30 anni, prendiamo il ponte di Genova a modello. Facciamolo per il bene di tutti».
Alberto Giannoni