I DATI

L'export è in sofferenza

Nel primo trimestre le esportazioni del manifatturiero bresciano hanno registrato una caduta del 7,5%: male i mercati tradizionali, come Germania, Cina e Usa, in controtendenza Russia e Turchia. a pagina 3

Primo trimestre

Soffrono le esportazioni giù Germania, Usa e Cina

L'export bresciano inizia a pagare lo scotto del Covid. Il primo trimestre 2020 fa infatti registrare una decrescita secca del 7,5% (da 4,15 a 3,84 miliardi di euro) rispetto all'analogo periodo dello scorso anno. A rilevarlo sono i dati Istat diffusi nella giornata di ieri. In calo anche le importazioni, scese da 2,4 a 2,07 miliardi di euro. Il dato bresciano è tra i peggiori a livello nazionale. Nel Nord Italia peggio fanno Reggio Emilia (-9,8%) e Alessandria (-19,6%) ma la vicina Bergamo, altra regina dell'export, se la cava invece leggermente meglio (-6,3%). Il calo più significativo riguarda ovviamente la Germania, meta che da sola accoglie oltre un quinto delle merci bresciane, che fa registrare una caduta del 10,6 per cento. 01tre alla Germania, tra i mercati di sbocco principali, diminuiscono le esportazioni verso Regno Unito (-26,5%), Francia (-3,2%), Spagna (-i3,6%), Stati Uniti (-9,9%), India (-16,6%) e Cina (-27,0%). Crescono invece le vendite verso la Turchia (+28,1%) e la Russia (+12,4%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche negative dei Paesi europei non Ue (-9,7%), dell'Asia (-9,6%) e dell'America centromeridionale (-8,9%). Per quanto riguarda i settori, spiccano in senso negativo mezzi di trasporto (-13,0%), metalli di base e prodotti in metallo (-10,1%), macchinari e apparecchi (-7,8%), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-7,0%). Tengono, e hanno il segno positivo, invece, sostanze e prodotti chimici (+3,9%), apparecchi elettrici (+2,5%), articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+1,7%). L'Ufficio studio Aib osserva che «la persistente caduta dei prezzi delle principali materie prime industriali (alluminio, rame, zinco, rottame ferroso) ha provocato lo sgonfiamento dei valori monetari dei beni scambiati. Qualche vantaggio nelle esportazioni extra Ue è derivato invece dal deprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro (-2,9% tendenziale)». Il peggio, però, deve ancora arrivare. Lo sottolinea l'ufficio studi Aib («I dati dei prossimi mesi saranno caratterizzati da un drastico ridimensionamento del commercio internazionale a seguito della diffusione dell'emergenza sanitaria a livello mondiale») e lo osserva anche il presidente di Apindustria Douglas Sivieri nella nota che accompagna la rielaborazione fatta dal Centro studi dell'associazione per la piccola e media impresa: «I dati sulle esportazioni confermano gli scenari più cupi e si accompagnano a quelli disastrosi sulla produzione diffusi sempre oggi (ieri, ndr) dall'Istat. Il secondo trimestre potrebbe peraltro dare risultati anche peggiori, con aprile fermo e maggio decisamente al di sotto delle aspettative. La ripresa dopo il blocco si sta infatti rivelando molto lenta e faticosa». Per trovare un primo trimestre così disastroso bisogna risalire alla crisi del 2009, quando i dati sull'export crollarono del 3o e passa per cento. Allora ricominciò poi una accidentata e lenta risalita. La speranza delle imprese è che questa volta l'inversione di marcia possa essere più rapida e decisa. Pesa però molto l'incertezza: «Qualcosa di positivo inizieremo forse a vederlo dal prossimo anno afferma Sivieri -, ma sei mesi in questo momento sono tanti e possono avere conseguenze molto pesanti».

Thomas Bendinelli