I dati più recenti indicano segnali di ripresa per alimentari, tessile e attività professionali
 
PICCOLE E MEDIE IMPRESE
JESOLO

Perse 65 mila posizioni lavorative nel Veneto orientale. Particolarmente critica la situazione del litorale per quanto riguarda il lavoro stagionale. Sono i dati elaborati da Apindustria, l'associazione delle piccole e medie imprese, che ha voluto analizzare le conseguenze occupazionali dall'inizio del lockdown allo scorso 14 giugno. Pesantissima la situazione per effetto di una drastica riduzione dei posti di lavoro, che ha vanificato la crescita registrata all'inizio del 2020. Tra mancate assunzioni e rapporti di lavoro cessati, è stata registrata una perdita di circa 65 mila unità, pari al 3% dell'occupazione dipendente regionale. Segnali incoraggianti, tuttavia, giungono dai dati riscontrati nel mese di maggio e nelle prime settimane di giugno, quando c'è stata una progressiva riduzione del differenziale nel numero di assunzioni nel confronto tra gli ultimi due anni: -34% in maggio e -31% nella prima quindicina di giugno, mentre tra il 23 febbraio e il 3 maggio la variazione negativa era stata quasi doppia (-61%). Circa i settori, i segnali di ripresa si registrano nell'industria alimentare, nei servizi di pulizia è sanificazione, nel tessile e abbigliamento e nelle attività professionali. Critica, invece, la situazione per il settore del turismo, notoriamente contraddistinto dalla domanda di lavoro stagionale, che risulta il più esposto: da solo, infatti, rappresenta quasi la metà della contrazione. Fin dall'avvio della pandemia il computo turistico ha visto letteralmente crollare la domanda di lavoro, con una riduzione di circa 32mila posizioni lavorative. Tra le aree maggiormente colpite al primo posto ci sono la città metropolitana di Venezia e il litorale veneziano con una perdita di 29 mila posizioni lavorative. «Come comunità di imprenditori spiega il presidente di Apindustria Venezia, Marco Zecchinel apprezziamo la moratoria sui licenziamenti e l'estensione della cassa integrazione ma i dati dimostrano la necessità di urgenti politiche attive per il lavoro. Senza rapidissimi provvedimenti volti a rilanciare la capacità delle aziende di generare valore ci troveremo verso la fine dell'anno a fronteggiare una crisi occupazionale senza precedenti. Mi riferisco in particolare al settore turistico che senza una precisa strategia di sostegno rischia, al termine della stagione 2020, di uscire fortemente ridimensionato e incapace di affrontare il futuro».
Giuseppe Babbo