SCADENZA TRIBUTI
Molte aziende rinviano gli adempimenti previsti a luglio anche se questo comporterà una penale
In 15 giorni, da effettuare 215 versamenti. Industriali, partite Iva e artigiani: rivedere i termini
Sono 215 i versamenti da effettuare in 15 giorni Industriali, partite Iva e artigiani: rivedere i termini
Arrivano le scadenze di tasse e tributi Quattro piemontesi su dieci non pagano
di BENNA
«Io non pago». Quattro imprese torinesi su dieci dicono no. O meglio, affermano: «Vorrei ma oggi non posso». E non possono perché dopo due mesi e mezzo di lockdown, di fermo produttivo e di consumi a terra, i ristoratori, gli albergatori, i commercianti, gli artigiani e i professionisti a partita Iva si trovano catapultati in un ingorgo fiscale lungo 251 versamenti da effettuare in 15 giorni. Un girone infernale di scadenze che metterebbe Ko anche pesi medio-massimi dell'economia, ben più attrezzati nei flussi di cassa per soddisfare una mano dell'Erario che chiede e si prende fino al 65% dei ricavi. Il problema, che in Piemonte come altrove rischia di inasprirsi fino alla disobbedienza fiscale, è che il prelievo ovviamente si riferisce agli incassi 2019. Ma nel primo semestre del nuovo anno per tante realtà le entrate si sono ridotte al lumicino. «I più fortunati registrano perdite del 3o% sbotta Corrado Alberto presidente delle piccole imprese di Api Torino ma la maggior parte viaggia ben sotto 50%. Così si chiude bottega. Oppure, per sopravvivere, non si paga subito e si chiede un rinvio». Il governo però ha negato la proroga dei pagamenti fiscali. Certo, i tributi si possono rateizzare. Ma chi rinvia oggi, dovrà pagare una penale domani. Poco incisiva, va detto, circa lo 0,4%, se si rimanda il saldo a un mese. Più rilevante se si sceglie di sborsare tra a 60-g0 giorni, in un crescendo di sanzioni difficili da gestire per chi è in crisi. Gli studi dei commercialisti, intasati dai modelli di versamento, minacciano lo sciopero. Le piccole imprese tacciano l'esecutivo di miopia. «Il governo ha elargito aiuti a pioggia ma oggi ci chiede il conto dice Paolo Alberti di Cna Torino sarebbe stato meglio un alleggerimento fiscale. Per permettere a tante realtà economiche di rimanere in piedi. Il tessuto produttivo rischia di sfaldarsi prima dell'arrivo dei fondi europei, nel 2021. Quattro imprese su dieci non ce la faranno a pagare, almeno non subito». Le imprese hanno dovuto stringere la cinghia in questi mesi. Hanno anticipato la cassa integrazione agli addetti, e non hanno potuto ristrutturarsi, perché vige ancora il divieto di licenziamento. E hanno dovuto fare fronte a un calo di consumi (fino al 4o%) e a una riduzione consistente degli ordini. Ma Ires, Irpef e imposte sostitutive non possono attendere. Allo Stato un ulteriore rinvio costerebbe più di 8 miliardi, dopo averne persi già 22 in entrate fiscali. E il debito pubblico corre. Gli ingranaggi delle finanze pubbliche e private sono ingolfati. Il governo eroga denari a fondo perduto a chi ha subito almeno una contrazione di un terzo del fatturato, il 50% degli artigiani torinesi li ha richiesti, ma tante imprese utilizzeranno quei soldi per pagare le tasse con cui lo Stato sostiene le imprese. «Fateci lavorare, non chiediamo altro. Se torniamo a fatturare aumenteranno i contributi», dice Dino de Santis di Confartigianato. Secondo un'analisi della Cgia di Mestre sono più di 16 mila le imprese piemontesi in sofferenza (la metà di queste a Torino), quindi circa il 7% del totale, che non riescono a far fronte ai debiti bancari. I più penalizzati sono i professionisti. «Fino ad adesso abbiamo incassato i pagamenti dei mesi precedenti alla pandemia; ora ci troviamo a fronteggiare le conseguenze del blocco delle attività spiega Massimo Giuntoli presidente degli architetti torinesi -. Molti professionisti preferiscono non rispettare le scadenze previste e farsi carico delle more, innescando un circolo vizioso. Sarebbe stato più utile un rinvio al 31 dicembre». In Camera di Commercio, il presidente Dario Gallina osserva con preoccupazione l'altalena di dichiarazioni della politica mentre le imprese rimangono nelle secche. «In questo periodo le aziende devono far fronte alla complessa macchina burocratica del fisco. Non aver rinviato le scadenze fiscali creerà solo caos nell'economa». La spada di Damocle del fisco si abbatte sui piccoli, ma non solo. C'è tensione anche tra gli industriali, in via Fanti. «In un momento così delicato per l'economia, e in particolare per la nostra dice Marco Gay, leader degli industriali piemontesi la massima attenzione deve andare alla ripartenza e agli strumenti per sostenere le imprese. Sarebbe perlomeno auspicabile rivedere le scadenze fiscali». C. Ben.