L'ECONOMIA IN CRISI
Pmi ancora in affanno "Niente assunzioni e investimenti al palo"
Indagine di Api Torino: situazione in lieve miglioramento, ma non basta Senza sorriso Tra i piccoli imprenditori prevale il pessimismo
 
La chiusura dell'anno sarà comunque meno drammatica del previsto. Le imprese cercano di resistere, ma si aspettano di più dalle istituzioni
 
di Massimiliano Sciullo

Indicatori in lieve ripresa, ma non abbastanza per strappare un sorriso al mondo delle piccole e medie imprese. Le parole più ricorrenti rimangono cassa integrazione, sfiducia nel futuro e pochissime prospettive sul fronte dell'occupazione. Lo dice l'ultima indagine congiunturale di Api Torino, che mette in luce una situazione in cui rispetto al passato qualcosa si muove, ma senza l'impulso atteso. In una parola: si tiene il punto, in attesa di una schiarita più decisa. «Si tratta dice Corrado Alberto, presidente di Api Torino, del segno evidente della volontà di resistere e di andare avanti da parte delle imprese. Quanto è stato fatto fino ad oggi dalle istituzioni ha certamente aiutato, ma non rappresenta però la soluzione alla serie di problemi che le aziende devono affrontare. Occorrono ulteriori sgravi fiscali oltre che sostegni dedicati alle esportazioni e all'innovazione». I numeri, però, spingono ancora alla prudenza. Per quanto riguarda le previsioni, meno del 27% delle aziende si mostra ottimista, mentre il 42% rimane ancora pessimista. Produzione, ordini e fatturato (rispettivamente meno 2,2%, meno 4,3% e meno 7,6%) restano abbinati al segno negativo e anche sul fronte del lavoro, almeno un'azienda su tre dichiara di ricorrere tuttora alla cassa integrazione, mentre il 40,5% prevede di chiedere l'accesso agli ammortizzatori sociali entro il 2020. Un miraggio l'ipotesi di nuovi ingressi: il 72% delle imprese non prevede nuove assunzioni. «Tutti gli indicatori osservati spiega Fabio Schena, direttore dell'Ufficio Studi che ha condotto l'indagine, registrano saldi previsionali negativi; ciò significa che complessivamente il sistema economico torinese non ha recuperato le ampie perdite subite nella prima parte dell'anno». E tanto pessimismo non può non influenzare i piani futuri: "solo" il 45,1% degli imprenditori torinesi ha effettuato o prevede di effettuare nuovi investimenti nel corso del secondo semestre 2020. Un livello ben al di sotto della media degli ultimi quattro anni (66,3%). E solo nel 16,4% dei casi si tratta di investimenti considerati economicamente rilevanti. Resta consistente (71%) la fetta di aziende che vanta crediti scaduti. Nel 36,1% dei casi si tratta di crediti scaduti da oltre 60 giorni. Rispetto al primo semestre 2020, il ritardo medio sale a 180,3 giorni: C'è però la speranza che non arretra: «Il graduale riavvio delle attività economiche a partire da maggio e la parziale ripartenza congiunturale nel terzo trimestre conclude Alberto lascia- no auspicare in una chiusura d'anno meno drammatica di quanto ipotizzato a luglio».