«L’Italia perde tempo e non c’è una strategia, ci sono interi settori bloccati e rischi per le imprese legati al Covid, non bastano gli aiuti per l’emergenza»

Sul Recovery Fund, lo strumento dell’Unione Europea per favorire la ripresa dalla crisi degli Stati membri, è in atto un dibattito spesso acceso che coinvolge anche le associazioni di categoria a livello locale. In particolare sui 209 miliardi a disposizione per l’Italia da più parti viene sottolineato come ancora manchi una reale progettualità. E su questo punto interviene anche Confapi Emilia, l’associazione che da 60 anni rappresenta le Pmi dei territori di Modena, Bologna e Reggio Emilia, che chiede sia fatta chiarezza su quali piani e strumenti saranno forniti agli imprenditori.

«Come associazione che rappresenta e tutela più di 400 aziende del nostro territorio è nostro dovere sollecitare i vertici a fornirci risposte rapide e chiare su come si intenderà investire le risorse del Recovery Fund – ha commentato Giovanni Gorzanelli, presidente di Confapi Emilia – mai come in questo momento rimanere uniti e coesi è stato così fondamentale. Ma gli imprenditori hanno il diritto di sapere e di concorrere alla elaborazione dei progetti strategici legati al Recovery Fund. Investire nel rafforzamento delle infrastrutture, nella digitalizzazione o nei settori più green, nella scuola, nei servizi, nello sviluppo dell’industria 4.0, negli asset produttivi strategici per la nostra economia, in tutti quegli investimenti che possano generare reddito e valore: proseguire con la mera assistenza economica, che comunque va doverosamente fatta in emergenza, senza occuparsi parallelamente di un serio e ampio programma di sviluppo nazionale, rischia di trasformare l’assistenza in assistenzialismo. Questo creerebbe un indebitamento che non possiamo più permetterci».
 
«L’Europa - dice Gorzanelli - ha già reso note quali sono le indicazioni procedurali e strategiche per utilizzare le risorse del Recovery Fund, molti Paesi europei hanno già elaborato un piano economico di rilancio: l’Italia continua a temporeggiare in un momento in cui la crisi economica e sociale si palesa in modo sempre più forte e lacerante. Con l’approvazione del Dpcm del 25 ottobre alcuni settori sono stati completamente bloccati. Pensiamo a tutte quelle aziende che lavorano per il settore della ristorazione, costrette a ridurre se non azzerare la produzione e i servizi, trascinandosi dietro un ecosistema di aziende della catena produttiva destinate a subire la medesima sorte. Ad oggi i dati confermano che le aziende sono i luoghi più sicuri. Qualora tuttavia si verifichino casi di positività, gli imprenditori sono comunque costretti a prendere provvedimenti che hanno un enorme impatto sulla produttività dell’azienda. Senza progettualità, e dunque senza fondi, le aziende si trovano ad affrontare in completa solitudine situazioni sempre più complesse».

«Servono dunque risposte chiare ed immediate - conclude il presidente - Serve una pianificazione economica che al momento non vediamo, e l’invito è a mettere mano subito a progetti per il rilancio strategico della nostra economia: le 400 aziende che rappresentiamo sul territorio emiliano, e le migliaia di aziende che Confapi rappresenta su tutto il territorio nazionale, meritano risposte immediate».