I NODI
Antonino Pane L'organismo di partenariato dell'Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale si riunirà oggi per discutere del piano triennale messo a punto dal presidente Pietro Spirito. Un passaggio formale ma anche l'occasione per un primo faccia a faccia con i rappresentanti delle categorie, che siedono nel parlamentini dei porti campani. Una riunione in cui inevitabilmente rimbalzerà il documento firmato dagli imprenditori contro la riconferma di Spirito. Ci saranno anche i rappresentanti sindacali schierati su posizioni contrapposte: la Cisl contro l'attuale governance e Cgil e Uil pronti a riconoscere il lavoro fatto da Spirito. Intanto continuano le prese di posizione scatenate dalla dichiarazione del Propeller a favore di Spirito e la replica degli imprenditori portuali che chiedono un cambio al vertice dell'Adsp. Ieri è scesa in campo anche la Confapi: «Il porto di Napoli è l'azienda strategica più importante della Campania. E opportuno rilanciarla, pertanto, ascoltando gli imprenditori che vi operano e immaginando un cambio di governance che metta fine ai conflitti fin qui emersi». Raffaele Marrone, presidente Confapi Napoli, ha voluto chiarire la posizione della Confapi. «Il presidente Pietro Spirito ha sottolineato è certamente un ottimo manager, ma probabilmente non è adatto alle peculiarità della portualistica campana; e lo dimostra il grado di polarizzazione e di scontro, finanche all'interno del corpo sindacale, che la sua autocandidatura per un secondo mandato ha portato in queste ultime settimane». Per Marrone le molte aziende del porto contro il rinnovo denunciano un malessere. Il ragionamento portato avanti da Confapi riguarda la portata della contestazione che è certamente una spia sufficiente per chiedere un cambiamento del vertice dell'Adsp. «Il porto partenopeo, che fa sistema con quelli di Salerno e di Castellammare di Stabia, ha potenzialità sottolinea Marrone in grado di risollevare il pil regionale; potenzialità a cui oggi, con la crisi che sta terremotando il mercato e le nostre vite, non possiamo rinunciare a cuor leggero o per semplice dispute di partito. La decisione ultima spetta, com'è logico che sia, al ministro De Micheli e al governatore De Luca: a entrambi, però, chiediamo di non liquidare, come fatto finora, le doglianze degli imprenditori come semplice attestazione di interessi non soddisfatti. Sarebbe un errore di cui tutti poi pagheremmo le conseguenze». O RIPRODUZIONE RISERVATA