Governo Draghi è già al lavoro, ora si pensi finalmente a Roma. La scadenza naturale dell'Amministrazione M5S di Virginia Raggi si avvicina inesorabilmente ma Roma sembra non essere tra le priorità dell'agenda degli schieramenti politici. A pochi mesi dalle urne, ancora non sappiamo chi sono i candidati sindaco. E' ormai improcrastinabile la presentazione di candidati e progetti adeguati alla complessità gestionale e amministrativa di un'area metropolitana come quella romana. È, dunque, opportuno che i diversi schieramenti politici ufficializzino le persone scelte per rappresentarli. Il toto-nomi mediatico rischia di indebolire, ogni giorno di più, la credibilità di chi avrà l'onore e l'onere di correre per la poltrona di primo cittadino. Quello a cui stiamo assistendo è uno scenario allarmante, perché mai come ora la classe politica sembra temere la sfida di amministrare la Capitale, non cogliendone le potenzialità né l'opportunità di ridefinire un piano strategico a medio-lungo termine. Tanto più grave ed inammissibile appare questa assenza in una fase nella quale stanno maturando scelte fondamentali come quella del Recovery Plan. Da romano, manager, imprenditore e Presidente di Confapi Roma, trovo inammissibile che un'area metropolitana complessa ma dalle immense potenzialità, come quella romana, non sia ritenuta abbastanza attrattiva e stimolante da sollecitare idee, progetti, speranze. La politica continua a suggerire nomi ai giornali senza che, a fianco di ciascuna casella, compaia il classico programma elettorale che rappresenta il "patto" con i cittadini ma anche la visione della città. Quale Roma per i prossimi 5 anni? E con quale economia questa città dovrà e potrà sostenere il Pil? Noi imprenditori abbiamo la sensazione di una politica anestetizzata, che ha smarrito la voglia di misurarsi sulle scelte, sulle visioni prospettiche; una politica che ha dimenticato la sua stessa natura: la gestione più efficace del presente, la progettualità migliore del futuro, la capacità di creare le condizioni per il benessere comune, la disponibilità ad ascoltare e a confrontarsi con i bisogni dell'altro. In un momento così delicato, il mondo delle imprese, che sta lottando con le unghie e con i denti per rimanere vivo, pretende di iniziare a confrontarsi con un'idea di futuro per questa città. Questa situazione, incomprensibile e inaccettabile, alimenta distacco, diffidenze e disaffezioni già ampiamente diffusi nei confronti della politica. Il sistema economico-produttivo, e in particolare la piccola e media impresa che ne costituisce la connotazione prevalente, non trova spazio di interlocuzione politica-istituzionale. Non solo siamo alle prese con anni di paralisi progettuale e decisionale, ma ora che vorremmo aprire un dibattito sulle scelte programmatiche, sulle iniziative più funzionali per rilanciare i livelli produttivi e occupazionali, sulle opzioni strategiche per modernizzare Roma e renderla economicamente più attraente, non troviamo interlocutori. Gli schieramenti scelgano un candidato e inizino a dialogare con il mondo produttivo. Quanto dobbiamo attendere ancora per conoscere programmi e candidati? La politica batta un colpo, Roma non può permettersi un'altra fase di stallo, di assenza di scelte, di emarginazione economica.