Porte aperte nelle aziende per contribuire a rendere più capillare la vaccinazione anticovid. L'idea piace agli imprenditori lucani che si dicono disponibili ad attivarsi. Dal punto di vista logistico non ci sarebbero problemi in molte imprese, a cominciare da quelle più grandi come Stellantis di Melfi dove c'è un'infermeria ampia e attrezzata, al pari di strutture presenti in altri stabilimenti del gruppo. L'ex Fca, fin dagli albori della Fiat, ha sempre puntato molto sulla prevenzione e sulla salute dei propri dipendenti, mettendo a disposizione spazi aziendali per reparti medici. Il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, conferma come il "sistema industriale lucano sia pronto a fare la propria parte, aprendo gli stabilimenti delle imprese associate per la somministrazione dell'antidoto ai dipendenti e alle loro famiglie, in stretto coordinamento con il nostro sistema nazionale e le autorità sanitarie competenti, all'interno di un piano organico e che ovviamente rispetti le priorità per le categorie a rischio. L'obiettivo prioritario del Paese - conclude Somma - deve essere garantire una adeguata fornitura di vaccini per procedere nei tempi più rapidi possibile a sconfiggere il virus". Il direttore di Confapi Basilicata, Vincenzo Albano, puntualizza un aspetto legato alla paternità della proposta: "In realtà - dice - il presidente nazionale della nostra associazione, Maurizio Casasco, lanciò questa idea già a dicembre in una lettera all'allora Capo del Governo Conte, ai suoi Ministri, al Commissario Arcuri e ai Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Una disponibilità ribadita anche al Presidente del Consiglio Mario Draghi in sede di consultazioni. Per questo la Confederazione accoglie con soddisfazione l'apertura in questa direzione manifestata anche da altre organizzazioni datoriali, come Confindustria. Con l'alleanza salute e lavoro l'Italia può ripartire, le piccole e medie industrie private di Confapi sono pronte come sempre a fare la loro parte". Sulla questione i sindacati lucani si dividono. Il segretario regionale della Uil, Vincenzo Tortorelli, ritiene che sia una buona idea, "anche se - precisa - vanno garantite le procedure in sicurezza. Chi viene vaccinato ovviamente deve restare sotto osservazione per diversi minuti con l'obiettivo di monitorare eventuali reazioni allergiche. In linea generale accogliamo con la massima disponibilità il piano di Bonomi". "Siamo pronti a valutare ogni opportunità che possa accelerare la campagna di vaccinazione, compresa quella del presidente di Confindustria - sottolinea Enrico Gambardella, segretario regionale della Cisl - ma il vero nodo resta la scarsità dei vaccini e l'organizzazione del servizio sul territorio. Oggi registriamo disuguaglianze inaccettabili tra le varie regioni. Ci sono realtà come la nostra in cui la campagna di vaccinazione procede più per la buona volontà degli operatori sanitari e dei volontari di protezione civile che per una corretta programmazione politica". Come già accaduto nel caso dei tamponi, secondo Gambardella stanno emergendo le falle di un sistema sanitario che «accentrando tutto sui grandi ospedali di Potenza e Matera, ha completamente sguarnito i territori. La proposta di Bonomi - conclude il segretario della Cisl Basilicata - è perciò meritevole di attenzione ma bisogna anche dire che non basta moltiplicare i punti vaccinali senza organizzare la complessa catena logistica dei vaccini». Scettico sulla proposta del presidente di Confindustria il segretario regionale della Cgil, Angelo Summa: «Credo che sia surreale. E' un'idea che tende a privilegiare solo il profitto, a giustificare l'apertura delle aziende. Il tema dei vaccini riguarda tutti i cittadini e non solo una categoria di lavoratori associati a Confindustria. La Basilicata deve organizzarsi per mettere a punto un piano vaccinale che preveda 3mila iniezioni al giorno per tutti i cittadini».