Allarme di Confapi: lo scalo di Marghera ha perso la linea diretta dei container con la Cina
Il porto di Venezia escluso dalla Via della Seta
Anche la giunta Brugnaro interviene per evitare un paradosso storico ed economico
Marco Polo partì da Venezia per raggiungere la Cina. E ora la vecchia Serenissima rischia di essere esclusa dalla Via della Seta. Un paradosso storico, economico e commerciale per porto Marghera, il principale scalo della città della laguna. Lo scorso gennaio era stata la giunta del sindaco di centrodestra, Luigi Brugnaro, a lanciare l'allarme. Che pochi giorni fa è stato ribadito da Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata. I fratelli Matteo e Niccolò Polo e il figlio di quest'ultimo, Marco, lasciarono Venezia per l'Asia nel 1271. Esattamente 750 anni dopo porto Marghera potrebbe essere tagliato fuori da uno dei principali sbocchi della geopolitica internazionale. Meno di due mesi fa il porto di Venezia, come riportato dal Gazzettino, ha perso la linea diretta con la Cina e il sud est asiatico per il trasporto dei container. Circostanza che ha portato l'assessore comunale allo Sviluppo economico, Simone Venturini, ad attaccare il governo allora presieduto da Giuseppe Conte. «Non è possibile che tutto il lavoro che stiamo facendo per rilanciare porto Marghera venga vanificato dall'inettitudine di questo governo, dal dilettantismo, dall'ideologia pseudo ambientalista e dall'irrilevanza della nostra pattuglia parlamentare veneziana», ha incalzato Venturini. «E’ evidente che c'è una sotto ideologia forte: della serie fare sviluppo è brutto ed è meglio piantare fiorellini ovunque. Bellissima come filosofia, ma impensabile da portare avanti». Anche la deputata veneziana della Lega, Ketty Fogliani, ha parlato di «danni gravissimi» per l'economia locale e nazionale. Tesi confermata da Confapi. Secondo il consigliere delegato della Confederazione, Simone Padoan, il porto di Marghera è stato «escluso dalla nuova Via della Seta». «Gli interessi e i flussi di merci tra l'Europa e l'est esigevano da anni un porto intermodale nell'Adriatico», ha proseguito Padoan. «Germania e Cina, dopo aver valutato le opzioni possibili, hanno deciso per Trieste. Non è solo un problema di navigabilità: è soprattutto una questione di appetibilità. Non esiste un piano strategico e non ci sono strumenti che forniscano motivazioni a un investitore per insediarsi nell'area portuale veneziana». Per Padoan l'assessore Venturini «ha ragione a lanciare l'allarme, perché questa mancanza di interesse e l'esclusione di Venezia dalla Via della Seta ha già portato le imprese venete a subire un deterioramento delle performance di esportazione verso il far east nel periodo 2017-2019, con un tasso annuale composto di -1,8% a fronte di un tasso di +8,0% dell'export delle imprese dell'Emila-Romagna, che usano i porti di Genova, La Spezia e Livorno». Confapi ha una soluzione. «Il problema di un'area come quella di porto Marghera si risolve con un piano che ha alcune caratteristiche: una quota consistente dei terreni deve passare in proprietà al demanio e in gestione a una società di asset management di proprietà misto pubblico-privata». A Palazzo Chigi ora c'è Mario Draghi con una nuova maggioranza in Parlamento. Il dossier di porto Marghera resta aperto.