L'indagine di Api Torino tra le 1800 associate: il saldo ottimisti-pessimisti regista un vantaggio per i primi
Le Pmi torinesi credono nel futuro nonostante tutto. Lo dice l'indagine dell'Ufficio studi di Api Torino che aggiorna le previsioni di fine anno tra le 1800 associate. La situazione di comparto manifatturiero e servizi, però, resta precaria. E quattro aziende su dieci annunciano il ricorso alla cassa.
l picco potrebbe essere alle spalle, ma la fatica non è finita qui: dunque mani sui freni e disponibilità a pedalare. Sono questi i messaggi che trasmette l'aggiornamento sulle previsioni 2021 di Api Torino, che al giro di boa del nuovo anno ha compiuto un giro d'orizzonte tra le piccole e medie imprese, per scoprire che alcune cose vanno meno peggio del previsto, ma non mancano i motivi di incertezza. In particolare, è il livello di fiducia generale a regalare sprazzi di sereno: un +5,4% che rispetto al +1% di dicembre racconta di scenari nuovi. E su questo terreno si innestano anche investimenti più consistenti e buone prospettive per chi fa export. Più contrastati i dati su ordinativi e fatturato, mentre il ricorso alla cassa integrazione potrebbe tornare ad aumentare. «Situazioni a macchia di leopardo - commenta Corrado Alberto, presidente di Api Torino - anche se fortunatamente ci sono alcuni settori come la metalmeccanica che stanno andando bene, nonostante le difficoltà. Così come chi lavora con produttori di mezzi industriali leggeri o pesanti, in scia all'esplosione dell'e-commerce e dunque della logistica. Senza dimenticare l'auto elettrica e chi magari lavora in fornitura alla 500 elettrica, che di questi tempi ha dato da fare». Inoltre, a questo si aggiunge anche la prudenza autunnale: «Da settembre qualcuno ha iniziato a fare magazzino nel timore di lockdown totali o imprevisti - prosegue Alberto -, ma in prospettiva anche loro intravedono qualche frenata: bisogna che tutto il lavoro fatto in preparazione trovi poi uno sfogo, per non ingolfarsi. E qui si innesta il possibile aumento della cassa. Non è il momento di abbassare la guardia: l'emergenza non è stata superata». Proprio il secondo semestre 2020 aveva portato a un rimbalzo di ordini e fatturato, ora la speranza è che il peggio possa essere passato: «Si consolida l'idea - dice Fabio Schena, responsabile Ufficio studi di Api - secondo cui il picco negativo scaturito dalla pandemia possa ritenersi superato. Rispetto alle stime di dicembre non si registrano scostamenti significativi. E se il comparto manifatturiero appare in recupero, con la produzione al +7,5% rispetto al -2,9 di fine anno, proprio qui si temono le ripercussioni più immediate dal rincaro e dallo scarso reperimento delle materie prime». Gli ammortizzatori sociali, oggi al 28,5%, potrebbero salire nei prossimi tre mesi al 38,5%. Per quanto riguarda gli investimenti, invece, il 61,5% degli imprenditori torinesi ha effettuato o prevede di effettuare nuovi investimenti entro giugno: un miglioramento di 8,1 punti percentuali rispetto a dicembre (53,4%). Inoltre, nel 28,5% dei casi si tratta di investimenti economicamente rilevanti. E se il Covid, con la crisi che ne consegue, continua a incidere sui fatturati delle piccole e medie imprese torinesi (la media è del 24,7%, ma con almeno un terzo della platea che perde oltre il 30%), la spinta per uscire da questo tunnel deve essere ancora più forte. A cominciare dalla campagna vaccinale. «Sui vaccini bisogna andare avanti con decisione - conclude Corrado Alberto -, superando blocchi o burocrazie, altrimenti si rischia di ritrovarci a difendere un fortino vuoto: per questo, come aziende, abbiamo anche messo a disposizione le nostre imprese per costituire hub per la somministrazione delle dosi».