Rincari fino all'87% Imprese minacciate da una «bolla» delle materie prime
Gli industriali: produzioni a rischio stop
È una sorta di terza ondata della pandemia economica: da qualche mese si è aperta una caccia grossa alle materie prime, una rincorsa dei prezzi che a tratti assomiglia a un'asta. Insomma, un nuovo livello di difficoltà per il tessuto manifatturiero lombardo, che non si è quasi ' fermato e che, anzi, ha continuato a crescere, a esportare, a competere con la mitizzata Baviera e con tutte le eccellenze industriali del mondo. «Ci troviamo di fronte a un nuovo "super ciclo delle commodities", che ha impatti molto pesanti sulle nostre imprese, già fortemente segnate dagli effetti del Covid — spiega il presidente di Assolombarda Alessandro Spada —. Se lo strappo al rialzo è cominciato dai metalli, con il rame e l'alluminio cresciuti rispettivamente del +87% e del + 5o% rispetto a un anno fa, ora l'aumento risulta diffuso a moltissimi materiali essenziali per la produzione delle nostre aziende, come ad esempio i polimeri, le plastiche e prodotti intermedi per le filiere strategiche. E si prevede il consolidamento di questa tendenza — aggiunge Spada — con il rischio, nel lungo periodo, di dover addirittura sospendere alcune produzioni». Ma dove nasce la bolla di prezzi che potrebbe costringere allo stop di alcuni impianti? Il presidente degli industriali milanesi cita «le politiche espansive delle banche centrali», «la forte domanda cinese» e anche «la ripresa delle altre principali economie mondiali e degli importanti investimenti legati al rilancio post Covid». Una miscela che ha portato all'impazzimento dei mercati delle materie prime, con le aziende costrette a destreggiarsi tra impennate dei costi e ritardi nelle forniture . Ci sono continue trattative con i fornitori e con i clienti, magari per proporre prodotti basati su materiali leggermente diversificati, «Nei magazzini abbiamo visibilità di scorte che non vanno oltre un mese — spiega Lorenzo Vimercati, che insieme al fratello Corrado manda avanti l'omonima azienda meccanica fondata dai genitori —. Il problema è che, magari, un pezzo del valore di pochi euro blocca un'intera filiera. E’ una situazione molto schizofrenica, dovuta anche all'aumento dei prezzi dei noli e della logistica, ma devo anche dire che c'è grande collaborazione e comprensione sia con i fornitori sia con i clienti, anche perché tutti conoscono la situazione». E quando finalmente arriva un camion di materia prima «si lavora anche di notte per recuperare sui tempi di consegna». Ma quali stabilimenti, tra i tanti che ornano il territorio milanese e lombardo, soffrono di più? «Soprattutto le piccole imprese, prive di un consistente magazzino e dunque con necessità di costante approvvigionamento — spiega Nicola Spadafora, presidente di Confapi Milano . Soprattutto nei settori della meccanica, della chimica e dell'edilizia». Oltre a dover fare i conti con aumenti anche settimanali dei prezzi, sottolinea Spadafora, «i lavori in portafoglio delle nostre imprese andranno onorati secondo termini e condizioni non più coerenti, a grave danno anche della marginalità, già afflitta da oltre un anno di protratta crisi economica globale». La questione domina le agende quotidiane del presidente di Assolombarda e di quello di Confapi, così come i pensieri diurni e notturni di tutti i loro associati. Alessandro Spada parla e segnala la necessità di una revisione «degli accordi commerciali intergovernativi per la riduzione dei dazi». E anche Nicola Spadafora auspica un «intervento statale indirizzato a rendere più elastiche le modalità di esecuzione dei nuovi accordi commerciali».