L’Italia ha bisogno di regole semplici. Ci sono multinazionali che accreditano nel proprio processo produttivo imprese che non rispettano i minimi retributivi indicati nei contratti collettivi nazionali e previsti dalle associazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative». Lo denuncia il vicepresidente nazionale e numero uno di Confapi Calabria, Francesco Napoli, che da tempo punta i riflettori sui rischi del massimo ribasso, soprattutto per le conseguenze possibili nel comparto sicurezza. In Calabria le statistiche parlano di 31 vittime in un anno e raccontano di una mobilitazione a oltranza voluta dalle segreterie regionali edilizie di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, che hanno istituito un'associazione ad hoc per monitorare gli incidenti sul lavoro e tenere alta l'attenzione sul rispetto delle regole in fabbriche e cantieri. Le parole di Confapi Calabria pesano ancora di più, perché arrivano da chi rappresenta le piccole e medie imprese del territorio. E le parole del presidente Napoli sono durissime. «Si sta permettendo alle grandi aziende di saccheggiare il territorio e di nascondersi, schermate da protocolli di legalità o rating (che rimangono molto spesso solo buone intenzioni), dietro offerte al ribasso che uccidono le imprese sane e i loro dipendenti». Lo sguardo è su quel che sta succedendo adesso, con una ripresa post-pandemica in cui si corre molto e in cui si guarda poco alle condizioni dei lavoratori. Con tante potenziali infiltrazioni da parte della malavita.
Tra Pollino e Aspromonte sono in piena attività imponenti cantieri infrastrutturali, milionari, sui quali si avverte l'ombra inquietante della 'ndrangheta e che, raccontano le cronache, hanno già acceso guerre tra clan. Per risparmiare e fare affari, si finisce per tagliare sulla sicurezza e sulla formazione, si accentuano le pratiche a metà tra legalità e illegalità. Il numero uno di Confapi Calabria ha chiesto di «avviare con il ministero dell'Interno, le Prefetture, le Procure, i Comuni, le forze dell'ordine, gli Ordini professionali, i sindacati e le associazioni d'impresa, uno stabile rapporto di collaborazione per un programma di sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno, garantendo così un mercato che si basi su una concorrenza sana tra imprese, che debbono essere nello stesso tempo, tutelate e valorizzate». Cosa accadrà nel mercato del lavoro quando in un territorio come la Calabria arriveranno le risorse promesse dall'Europa per il rilancio post-Covid 19? Il timore da queste parti è che gli appetiti della criminalità organizzata possano crescere e, insieme ad essi, che si verifichi un boom di gare d'appalto all'insegna del massimo ribasso. Per questo, Confapi chiede la certificazione dei contratti di appalti di lavoro (ora facoltativi) affidata alla Direzione provinciale del lavoro. «Liberalizzare l'utilizzo senza limiti dei subappalti per velocizzare l'utilizzo delle opere pubbliche è un rimedio peggiore del male» dice Napoli. «Serve velocizzare ma bisogna evitare la giungla: ciò non può e non deve significare dumping contrattuale, che avrebbe effetti pesanti innanzitutto sulla sicurezza dei lavoratori».