Un albergo su due ha riaperto - "Ripresa a metà e più povera"

Dopo un anno e mezzo di lockdown il turismo romano prova timidamente a rialzare la testa: un albergo su due ha già riaperto, circa 600 su 1.200 strutture presenti nella capitale, anche se si lavora a ritmi ridotti e negli hotel della capitale solamente poco più di tre stanze su dieci sono occupate e a prezzi scontati anche del 50%. Del resto luglio e agosto non sono certo i mesi di punta per gli albergatori romani che invece aspettano settembre e ottobre e soprattutto il green pass e il ritorno del turismo organizzato e intercontinentale: Usa, Russia, Cina, penisola araba e America latina soprattutto per il turismo religioso. «A livello di presenze e fatturato stiamo lavorando al 10% rispetto a giugno del 2019 - spiega Stefano Donghi vicepresidente Sezione turismo di Confapi Lazio che rappresenta la piccola e media impresa - prima del Covid in questo periodo arrivavano in media fino a 15mila persone al giorno, ora siamo tra i mille e i 1500 arrivi. E sono tutti turisti fai da te». In attesa del certificato vaccinale e del green pass non mancano i problemi: «Il turismo organizzato ancora non c'è perché non si può programmare e ci sono ancora limitazioni tra musei chiusi o con orari ridotti - conclude Stefano Donghi - al Colosseo, Foro Romano e Palatino si può entrare solo dalle 10.30 e attraverso un solo ingresso. Stiamo lavorando per il 2022».

Fa paura lo stop al blocco dei licenziamenti previsto a fine giugno e tutti si aspettano una proroga dal governo: del resto il turismo è il settore più colpito dal Covid. «Abbiamo avuto un po' di affluenza con le partite degli Europei - spiega Giuseppe Roscioli presidente di Federalberghi Roma - ma si parla di un paio di giornate. Proviamo a vedere il dato positivo: aspettiamo l'effetto del green pass, vediamo dal primo luglio che succede». Va meglio invece per i gestori delle strutture ricettive del litorale laziale, soprattutto pontino. Da mesi le case vacanze tra Sabaudia, San Felice e Sperlonga segnano posti quasi esauriti per agosto. E a Ostia i ristoranti sul mare hanno ripreso a lavorare a pieno ritmo ma pure in questo caso non mancano i timori. «La stagione è normale, anzi forse un po' sottotono rispetto alle aspettative, la paura è quando finiranno gli ammortizzatori sociali: dopo il Covid i debiti per i ristoranti sono alti», spiega Michele De Fazio gestore de la Bonaccia. A Ostia un locale medio sul mare, tra i 120 e i 140 coperti, fattura in media anche 180mila euro ma più del 75% se ne va tra spese vive e personale: il guadagno netto oscilla intorno ai 40mila euro. Che l'anno scorso sono scesi ben sotto i 30mila euro. Quest'anno i ristoratori prevedono un +20% rispetto al 2020 ma comunque non si arriva ai livelli pre-Covid. «I clienti ci sono ma sono molto più oculati, si spende meno, c'è più economia di sussistenza», conclude Michele De Fazio.