LA LOTTA AL COVID: AVVISI VIA LETTERA AL PERSONALE DEGLI OSPEDALI MA LE PROCEDURE SONO LENTE E COMPLESSE
Rsa, 2 mila addetti senza vaccino "Fino a dicembre niente stipendio"
Confapi Sanità: "Nomi in arrivo dalle Asl. Impossibile cambiare mansioni, saranno sospesi"
Nei prossimi giorni 2000 operatori circa delle Rsa piemontesi rischiano di ritrovarsi sospesi dal servizio e senza stipendio fino a dicembre. Tutta colpa della scelta di non vaccinarsi — per i motivi più disparati, non soltanto per convinzioni negazioniste o scetticismo sugli effetti dell'immunizzazione — sulla quale gli effetti della legge Speranza sono prossimi. Lo spiega, senza giri di parole Michele Colaci, torinese, vicepresidente nazionale di Confapi Sanità: «A breve anche in Piemonte le Asl comunicheranno ai singoli datori di lavoro i nomi del personale sanitario non vaccinato». Risultato? «Le ipotesi in campo sono due: cambiamento di mansioni - spiega -, oppure — in assenza dei presupposti perché ciò avvenga - sospensione fino a dicembre. Inevitabilmente si verificherà la seconda perché per la peculiarità delle strutture è impossibile destinare ad altri impieghi gli operatori sanitari che comunque insisterebbero dentro uno spazio circoscritto e chiuso. Chiaramente non riceveranno lo stipendio come disposto dalle leggi in vigore». In Piemonte, secondo le stime di Confapi, sono circa 30 mila gli occupati all'interno delle residenze sanitarie assistenziali. Cui vanno aggiunti quelli delle strutture di cura private, circa 10 mila: «Possiamo dire, con un ragionevole margine di approssimazione — che il 5% non abbia scelto di aderire alla campagna di vaccinazione». Ed è questo — 2000 all'incirca — il bacino potenziale di personale che riceverà la comunicazione del datore di lavoro. Solo quando però a quest'ultimo saranno comunicati nomi e cognomi di dipendenti dalle aziende sanitarie. L'elenco era atteso già ad aprile: «Cosi era stato annunciato — spiega Colaci -, però sono intervenuti nel frattempo dei rilievi del garante della privacy che ha eccepito su alcuni profili di legittimità circa il rispetto del segreto. Da quanto ci risulta il tema, pur controverso, è stato superato. E cosi, insieme ai nomi degli operatori — medici, infermieri e Oss — del pubblico — attendiamo i nomi della forza lavoro nelle Rsa». Un problema bello e buono per le strutture private già alle prese con una «endemica» carenza di infermieri (nei giorni scorsi Confapi ha scritto l'ennesima lettera al governo) e per i lavoratori stessi. «E però non ci sono alternative» replica Colaci. «Abbiamo portato avanti massicce campagne di sensibilizzazione a vaccinarsi, spiegato a più riprese i rischi sui dettami di legge in caso di rifiuto. Bisogna pensare a tutelare gli ospiti che sono vaccinati certo, ma l'obiettivo era abbattere il rischio quasi totalmente». Intanto alcune Rsa si sono rivolte agli studi legali per sottoporre alla firma del personale una liberatoria informata. Con la quale i dipendenti venivano edotti della sospensione e contestuale taglio dello stipendio nel caso in cui non si fossero vaccinate. Due strutture si sono affidate al legale torinese Mauro Molinengo. Nel testo del modulo si legge: «Che l'eventuale rifiuto di sottoporsi alla vaccinazione comporterà l'emissione da parte del medico competente di un giudizio di inidoneità temporanea alla mansione svolta». E ancora: «Che l'eventuale rifiuto di sottoporsi a vaccinazione (salvo effettive controindicazioni rilevate dal medico competente sulla base delle indicazioni fornite dalla Aifa), porrebbe il lavoratore nella condizione di non potere offrire la prestazione di lavoro, in quanto giudicato non idoneo, legittimando il datore di lavoro a non pagare la retribuzione». Chiosa il legale: «A quanto mi risulta tutti i dipendenti hanno firmato».