Cordua: regolamento protegge i produttori, non i clienti diretti o indiretti
Le quote all'import di prodotti siderurgici imposte dall'Unione Europea mettono in ginocchio la ripresa delle filiere della distribuzione, della lavorazione e degli utilizzatori finali di acciaio. L'allarme viene lanciato da Apindustria Confapi che, in una nota, sottolinea che «a quasi un mese dalla scadenza del terzo trimestre sono già state raggiunte o sono prossime al farlo le quote di importazione previste per il periodo, una condizione che sta coinvolgendo tutte le categorie di prodotti siderurgici: acciaio inox e acciaio al carbonio, prodotti lunghi e piani, con le relative catene del valore». La situazione, secondo Apindustria Confapi Brescia, è critica, al punto che sono molto elevati gli stock di acciaio fermi nei principali scali siderurgici nazionali, «sdoganabili solamente attraverso il pagamento del dazio previsto per ciascuna categoria produttiva». Non solo, la quantità di materiale già fermo nei porti è tale da poter esaurire in poche ore i limiti anche del quarto trimestre che si attiverà il primo ottobre. «Il sistema industriale nazionale è completo e variegato e garantisce l'occupazione a decine di migliaia di lavoratori - commenta il presidente dell'associazione delle Pmi bresciane Pierluigi Cordua -. E’ inaccettabile la miopia manifestata da questo regolamento volto a proteggere la parte più alta della catena del valore dell'acciaio, a discapito dei clienti diretti o indiretti (trasformatori e utilizzatori). Ciò mette a repentaglio la ripresa delle aziende, vitale dopo lo shock pandemico del 2020. Ribadendo la nostra totale contrarietà al Regolamento di Sorveglianza, mi associo alla posizione del presidente Confapi Maurizio Casasco espressa nelle scorse ore e al suo invito alla pragmaticità e alla rapidità nella ricerca di una soluzione».