Intervista a Roberto Cortecchio
DATA: 11 OTTOBRE
«Sono vaccinato, ma l'obbligo di Green Pass ha risvegliato tensioni sociali sopite da anni, dentro e fuori l'azienda. Il governo ha introdotto una legge difficile da applicare, senza spiegarla e senza predisporre tamponi gratuiti. Da venerdì rischio di bloccare la mia attività che non si è fermata mai, neppure nei momenti più bui del lockdown». Roberto Cotterchio, 52 anni, guida la Cograf srl di Torino, azienda fondata dal padre nel 1982, che produce un miliardo di etichette autoadesive all'anno per l'alimentare e la logistica. Ed è anche vicepresidente di Api Torino, associazione delle pmi.
Come si sta organizzando?
«Ho 35 dipendenti e per la privacy non so quanti avranno il Green Pass. So però che una decina di loro - perché me l'hanno detto - non hanno fatto né faranno il vaccino. Una posizione che rispetto e che ha suscitato una scontro ideologico in azienda. Ma come imprenditore non sono tenuto a valutare le scelte private né a trasformarmi in poliziotto per segnalare al prefetto chi è senza permesso».
E cosa farà allora venerdì?
«Mi atterrò alla legge. Lavoriamo su tre turni, dovrò trovare tre delegati che controllino il Pass con l'App. Chi non ce l'ha sarà assente ingiustificato, rimandato a casa senza stipendio. Ma mi chiedo se il problema della sicurezza sul lavoro si risolva non facendo lavorare le persone o forzandole a spendere 200 euro al mese di tamponi».
Potrebbe coprire lei il costo?
«Ci ho pensato, ma non è semplice. Non solo perché è una spesa in più, ma perché gli altri lavoratori vorrebbero una somma analoga in welfare. Dopodiché le farmacie sono piene, alcuni collaboratori hanno già fatto prenotazioni multiple. Ma così rischio di non soddisfare gli ordini e ho macchine che costano 200-300 euro all'ora: che faccio, le fermo? Abbiamo lavorato senza mai chiudere e senza un contagio. E ora che c'è la ripresa ci blocchiamo?»
Meglio senza Green Pass?
«Non dico questo. Ma lo Stato deve mettere tutti sullo stesso piano: chi si vaccina e chino. Non si può pagare per lavorare».