ll presidente Alberto risponde alle parole di Confindustria sui piani del Recovery: "Lo Stato consideri le filiere "Bisogna stimolare l'aggregazione temporanea tra aziende, con i contratti di rete. Non siamo la Germania"

«Siamo preoccupati, perché a oggi la partita legata al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è gestita da Roma e il rischio è che i bandi che stanno per uscire escludano le filiere e quindi le piccole imprese». Corrado Alberto, presidente dell'Api Torino, interviene dopo l'intervista di Repubblica dal presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay. Tra le piccole e medie imprese, c'è chi teme addirittura che vi sia una precisa volontà di non includere le pmi nei bandi per imporre un nuovo modello, diverso da quello che oggi esiste in Italia (basato su aziende di piccola dimensione), e spingerlo a transitare verso un modello di tipo tedesco o francese, dove sono i grandi gruppi industriali a farla da padrone. «Ma se in Germania le aziende hanno già una dimensione diversa dalla nostra - afferma Corrado Alberto - l'Italia è una storia a sé, solo guardando il Piemonte, le piccole e medie imprese costituiscono il 97% delle aziende. E le aggregazioni di società da noi devi cercarle di fare in altro modo, stimolando per esempio l'aggregazione temporanea, i contratti di rete». Formule che però non sempre hanno funzionato in passato. Intanto l'Api, attraverso Confapi a livello nazionale, da tempo sta cercando di capire che aria tira e ha aperto una discussione con il governo. Mentre a livello territoriale Corrado Alberto e i suoi uomini sono in contatto con la Regione e con i parlamentari piemontesi. «Di fatto la partita la sta gestendo lo Stato centrale», ribadisce il presidente dell'associazione di categoria. Intanto, le pmi locali sono preparate a ogni eventualità, pronte nel caso arrivino dei bandi che le coinvolgano. «Come sistema associativo abbiamo lavorato con le nostre imprese su questo tema», prosegue Alberto. La convinzione è che senza le pmi non vi possa essere ripresa. Anche se i problemi che queste devono affrontare sono tanti. «Le piccole imprese del settore automotive, per esempio, sono in tensione. - ricorda il presidente di Api -. Dopo la fusione, Stellantis, non ha mai chiarito il ruolo del territorio. E sta chiedendo forti riduzioni di costi alle pmi, anche del 30%, e la riduzione della produzione». E poi ci sono i problemi di filiera, come il reperimento delle materie prime, soprattutto nel settore metalmeccanico. Il governo ha parlato di annullamento dei dazi sull'acciaio. Una bella notizia per i produttori, brutta per i trasformatori. «Questo ci danneggerebbe - afferma Alberto -, l'Europa non è autosufficiente. E con i dazi, l'acciaio rischia di andare sul mercato americano e diventare di difficile reperibilità». Poi ci sono i problemi infrastrutturali. A partire dalle infrastrutture digitali. Ancora oggi in alcune aree industriali del Piemonte non c'è la fibra. «Le nostre piccole e medie imprese danno occupazione, e questa sta persino crescendo, soprattutto nel settore dell'aerospazio - conclude Alberto -. Anche se è difficile, reperire alcuni tipi di figure professionali e ne mancano qualche migliaio solo in provincia di Torino. Pensiamo di risolvere il problema assumendo giovani con contratti di formazione».