IL RAPPORTO DI CONFAPI BRESCIA

La produzione rialza la testa ma resta il nodo materie prime

L'ECONOMIA SI AVVICINA AI LIVELLI PRE-CRISI, MA LE FORNITURE RESTANO UNA GRANDE INCOGNITA

A fronte di un contesto economico contraddistinto da un avvicinamento, in termini produttivi, ai livelli pre-crisi, Apindustria Confapi Brescia evidenzia nel suo rapporto di fine settembre sull'economia provinciale una condizione di difficoltà che sta coinvolgendo, in particolare, le imprese di dimensioni più ridotte. Tra i nodi centrali, i rincari a livello energetico e nella fornitura di materie prime.

 

LA CONGIUNTURA

"Sebbene i mercati stiano, nel complesso, mostrando un discreto dinamismo grazie ad una domanda vivace in buona parte dei settori industriali e produttivi — descrive il presidente di Apindustria Confapi Brescia Pierluigi Cordua —, le elevate quotazioni delle materie prime combinate con gli eccezionali rincari energetici e gli alti costi della logistica stanno comprimendo la marginalità delle imprese". Il presidente dell'associazione di via Lippi, inoltre, rimarca quanto la situazione attuale possa influire sul futuro delle imprese. "E’ fondamentale che le imprese possano contare su una solidità che consenta loro di pianificare investimenti — continua Cordua -. L'evoluzione e lo sviluppo delle aziende sia in termini di innovazione tecnologica che ambientale sono più che mai determinanti per il loro business e per la loro competitività sui mercati nazionali ed internazionali".

 

LE PROSPETTIVE

"Dai minimi toccati nel maggio dello scorso anno, il prezzo spot dell'energia elettrica in Italia (PUN) è balzato del 900%, mentre la rilevazione sul mercato spot del gas naturale ha segnato un'impennata del 1400% - afferma l'analista dell'Ufficio Studi Confapi Gianclaudio Torlizzi -. Solo nel quarto trimestre dell'anno in corso, inoltre, è atteso un ulteriore pesante aggravio della bolletta energetica per consumatori e imprese stimato in circa il +40% solo nel quarto trimestre". Le prospettive a breve e medio termine espongono l'Europa al rischio di razionamenti produttivi e blackout energetici. "Una stagione invernale più fredda della media significherebbe per l'Europa competere con l'Asia per le forniture di gas naturale liquefatto, spingendone i prezzi ancora più in alto — continua Torlizzi -. Esiste il rischio non trascurabile che il gas diretto verso l'Europa non sia sufficiente a prevenire l'esaurimento delle scorte di gas entro la fine dell'inverno. Qualora si arrivasse a una condizione del genere, l'unico meccanismo di bilanciamento sarebbe costituito da un ulteriore significativo aumento dei prezzi europei del gas e dell'energia elettrica con la possibilità concreta di fenomeni di blackout. In questo caso, il nostro Paese non sarebbe esente da rischi di interruzione delle produzioni in particolare siderurgiche, se pensiamo al ruolo predominante svolto dal forno elettrico rispetto all'altoforno".