Al grido d'allarme delle imprese sul rincaro delle materie prime si somma un'altra preoccupazione: il costo dell'aumento dell'energia. A questo proposito Confindustria ha partecipato a un'audizione in X Commissione in Senato in cui ha sottolineato proprio «la crescente preoccupazione dell'industria italiana per gli attuali prezzi dell'energia che mettono a rischio la ripresa industriale dopo la fase pandemica e potrebbero rallentare ulteriormente gli investimenti in innovazione di processo per accelerare la transizione energetica». Per il Piemonte, il punto di partenza è l'ottimo risultato ottenuto sull'export che nei primi 9 mesi del 2021 è cresciuto del 24,5%, più della media e segnando il record nazionale. «I numeri ce lo dicono chiaramente, c'è un'ottima ripresa e tutti questi aumenti possono essere una zavorra. La gestione di questa difficoltà non può essere solo italiana ma deve avere una visione europea. Per ora - commenta il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay - è buono che il governo stia cercando di mettere in campo delle risorse per calmierare gli aumenti dell'energia». La regione, quindi, ha voglia di crescere. «Ci fa piacere che tutti gli sforzi fatti nell'ultimo anno e mezzo, che è stato un periodo difficilissimo, oggi vedano il Made in Piemonte come punta di eccellenza. Per questo bisogna rimuovere il più velocemente possibile gli ostacoli per far diventare la ripresa strutturale e consentire che ci porti a crescere almeno del 3% all'anno per creare benessere e permettere alle nostre aziende di inserirsi in modo sempre più efficace nelle filiere industriali globali». Una nota dolente anche per l'Api. «Senza interventi decisi e rapidi, rischiamo una raffica di chiusure tra pochi mesi e forti problemi sociali», commenta Corrado Alberto, presidente di Api Torino. Un problema che molte pmi, soprattutto quelle più energivore, stanno cercando di affrontare limitando la produzione ai turni notturni, utilizzando gli impianti solo se saturi oppure fermando la produzione in attesa che i prezzi tornino a livelli sostenibili e questo potrebbe rallentare la catena di produzione aumentando le tensioni sui tempi di consegna. Il presidente dell'associazione delle pmi sottolinea come sia difficile trasferire gli aumenti lungo le filiere e che l'impatto sui bilanci 2022 delle imprese sarà pesante. «È giusto preoccuparsi delle maggiori spese a carico delle famiglie, ma è doveroso che il governo si occupi anche dei maggiori costi di produzione in capo alle aziende che non possono contenere da sole il peso dell'inflazione. Se si fermano le imprese, si ferma il Paese. È quello che tra poco tempo potrebbe avvenire», sostiene Alberto. E conclude: «Le singole imprese non possono intervenire da sole su fenomeni di mercato e su speculazioni che hanno dimensioni macroscopiche. Occorre attivare strumenti di intervento efficaci e rapidi prima che inizino seri problemi sociali che rischiano di essere esplosivi».